Fine dei lockdown: picco di abbandoni di animali domestici
10 ott 2022 | 2 min di lettura
Trend comune in Italia e negli USA
C'è chi ha preso un animale domestico per sentirsi meno solo, chi lo ha fatto convinto di poter sfruttare gli spazi più ampi delle seconde case e persino chi – nelle fase di lockdown più rigido - ha preso un cane per avere il permesso di uscire. Scelte leggere, quando non apertamente ciniche, che stanno presentando il conto. Peccato però che a pagare non siano i padroni ma gli animali.
Rifugi in emergenza a New York
Secondo il New York Times, nei primi sei mesi del 2022 le restituzioni di piccoli animali sono aumentate del 50% rispetto allo stesso periodo del 2021. Un pessimo segnale, anche se le rese restano ancora il 20% in meno rispetto al periodo pre-pandemico. Si tratta di animali, dai porcellini d'India alle tartarughe, che non vengono solo abbandonati nei rifugi, ma lasciati liberi senza alcuno scrupolo, come dimostra l'aumento delle segnalazioni registrate a Central Park.
Le restituzioni di cani e gatti sono aumenta meno (+7%) e restano inferiori ai livelli pre-pandemia. Ma in una grande città come New York i rifugi parlano di “invasione”. Che si tratti di fenomeno legato alla pandemia lo conferma un dato: la maggior parte degli animali ha meno di tre anni. Quindi, sono stati adottati durante l'emergenza sanitaria, per poi essere abbandonati subito dopo.
Animali e lockdown in Italia
Si tratta di una tendenza che non riguarda solo gli Stati Uniti. Secondo un'indagine commissionata da Facile.it a EMG Different, 3,4 milioni di italiani hanno adottato un cane tra il 2020 e il 2021. Poi, però, 117 mila proprietari hanno cambiato idea, restituendo l’animale al canile o affidandolo a un’altra famiglia.
Il 28,3% di chi ha preso un cane negli ultimi 2 anni ha affermato di averlo fatto appositamente per alleggerire il lockdown e circa 196 mila individui hanno ammesso di averlo preso solo per aggirare i limiti alla mobilità imposti dal Governo in quel periodo. A spingere verso la restituzione non sono tanto i costi (cibo e spese veterinarie) ma altre motivazioni: una gestione diventata troppo difficile o i danni materiali causati dal cucciolo, i quali, però, non rappresentano più un problema se si sottoscrive una polizza assicurativa dedicata ai Pet.