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Sanità pubblica: gli italiani vogliono il taglio delle liste d’attesa

10 set 2024 | 4 min di lettura

medico in primo piano e infermiere sullo sfondo

Lasciata alle spalle la pandemia, e quindi la gestione dell’emergenza, gli italiani hanno ripreso a confrontarsi nel quotidiano con il servizio sanitario nazionale per accedere alle cure e ai controlli periodici. Sono riemerse quindi luci e ombre di un sistema complesso come attestano le opinioni degli Italiani raccolte attraverso la quarta edizione dell’Outlook Salute Italia di Deloitte.

Le priorità su cui bisognerebbe intervenire, e su cui la maggioranza degli italiani si trova concorde, sono tre: ridurre le liste di attesa, facilitare l’accesso alle cure e fare leva sull’innovazione tecnologica per migliorare l’organizzazione del SSN.

In sintesi però, le pagelle complessive della sanità pubblica e privata restano stabili rispetto all’edizione precedente dello studio, con la prima che rimane sulla soglia della sufficienza con un voto di 6,3 su 10 mentre la seconda registra una migliore performance raggiungendo un voto di 7.

Si taglia sulle cure per risparmiare o per evitare lunghe attese

La ricerca mette in evidenza alcuni dati allarmanti: nel 2023 il 29% dei rispondenti – quasi un terzo – ha dichiarato di aver dovuto rinunciare alle cure negli ultimi 12 mesi. La rinuncia è stata causata da motivi economici nel 69% dei casi, una percentuale in crescita di 8 punti percentuali rispetto alla precedente edizione e del +17% rispetto al 2021; costi che in realtà potrebbero essere abbattuti dalla sottoscrizione di una polizza per la salute.

Tra coloro che dichiarano di aver dovuto rinunciare alle cure negli ultimi 12 mesi, 4 su 10 lamentano invece liste d’attesa eccessivamente lunghe. Il quadro generale mostra come la rinuncia alle cure abbia colpito tutte le fasce di reddito, con effetto maggiore su quelle economicamente più deboli: nel 2021 i motivi di tipo economico pesavano per il 52%, nel 2022 per il 61%, e quest'anno per il 69%.

Il pubblico si conferma la prima scelta per alcune prestazioni

Rispetto al periodo pre-pandemia (2019), si conferma una significativa diminuzione degli accessi verso i medici di medicina generale (dal 64% al 50%), oltre a un calo della domanda di indagini strumentali e nelle cure odontoiatriche. Al contrario, le visite specialistiche, gli esami di laboratorio e le attività di prevenzione risultano le prestazioni più richieste. In particolare, sul lato della prevenzione aumenta il ricorso a vaccinazioni (+40%), campagne di screening oncologico (+23%) e check-up completi (+24%).

La struttura pubblica tuttavia continua a essere la prima scelta per attività di prevenzione (49%), interventi di chirurgia maggiore (42%) e interventi di chirurgia minore (33%). La tendenza a rivolgersi al pubblico per le attività di prevenzione è in aumento rispetto all’anno scorso, mentre per gli interventi di chirurgia minore e maggiore, sempre rispetto alla scorsa rilevazione, si ha un incremento della quota di chi si indirizza verso le strutture pubbliche con servizi in libera professione attraverso il regime di intramoenia. Per esami di laboratorio e diagnostica strumentale le strutture private convenzionate con il SSN si confermano la prima scelta.

Polizze sanitarie: meno di un italiano su cinque ne possiede una

Il livello di conoscenza delle polizze infortuni e sanitarie tra gli italiani rimane stabile, ma la percentuale di chi ne possiede una è diminuito rispetto al periodo pre –pandemia. Oltre quattro italiani su dieci conoscono le polizze salute e le consiglierebbero, ma meno di uno su cinque ne possiede una. Chi ha un’assicurazione sanitaria la utilizza con una frequenza annuale costante, principalmente per visite specialistiche, esami di laboratorio e cure odontoiatriche, che sono in aumento dal pre-pandemia ad oggi. Tra chi non possiede una polizza, uno su cinque sarebbe propenso ad acquistarne una, mentre circa la metà non è interessata principalmente per aspetti economici. La percentuale di chi non sente la necessità di una polizza è diminuita dal 30% nel 2019 al 20% oggi.

Promosso a pieni voti il nuovo ruolo delle farmacie

Nel 2023 il 42% degli italiani che hanno usufruito di almeno una prestazione sanitaria ha utilizzato servizi in farmacia, come prenotazioni esami ed ECG. Sebbene la qualità dei servizi sia valutata in modo positivo, si registra un calo della quota degli utenti di 10 punti percentuali rispetto all’anno precedente, quando era il 52% (tale diminuzione risente del ruolo che le farmacie avevano durante la pandemia). Le regioni del Sud registrano un maggiore ricorso a questi servizi (48%), mentre il Centro mostra una domanda contenuta (38%) e una contrazione maggiore rispetto al 2022 (-13%). Nonostante il calo, il livello di soddisfazione complessivo per i servizi in farmacia rimane alto (87%), con il 25% molto soddisfatto e il 62% soddisfatto.

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