Auto, transizione elettrica: si fa o no?
22 set 2024 | 3 min di lettura | Pubblicato da Christian T.
Questa transizione elettrica si farà o no? La domanda in questo periodo è più che legittima vista la situazione politica. A livello europeo sono tanti gli scettici sull’obbiettivo posto al 2035 dello stop alla vendita di motori a combustione interna. Molti lo considerano difficilmente raggiungibile, ma le voci che più si fanno sentire in questo periodo sono quelle delle case automobilistiche che stanno vivendo un periodo di crisi profonda (a partire da quelle tedesche). Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso è intervenuto sul tema e ha detto che vuole quantomeno “anticipare la clausola di revisione" del regolamento sulle emissioni di CO2 delle auto al 2025 (era prevista al 2026) "alla prima parte della nuova legislatura per dare certezza alle imprese e ai cittadini europei". Che vuol dire? Si tratta di una sorta di “tagliando” a livello europeo, un fare il punto sulla transizione nell’Ue in vista del 2035. Su tutto questo panorama l’unica certezza è… l’incertezza.
Scegliere l’elettrico o no?
Il vero dramma di questo periodo è l’incertezza perché data la situazione e questi annunci chi si trova a dover comprare un’auto è molto indeciso: comprare una macchina elettrica? Fare ancora un passaggio su benzina o diesel? Optare per un’ibrida (con il rischio di avere i vantaggi ma anche gli svantaggi di entrami i sistemi)? La soluzione per molti è semplice: aspettare. Da qui anche la crisi del mercato auto che stenta a riprendersi nonostante gli incentivi. È comprensibile: una famiglia che deve affrontare una spesa importante come quella di un’autovettura non può certo farlo a cuor leggero, con il rischio che tra un paio d’anni qualcuno gli dica “no, abbiamo scherzato. Le regole cambiano di nuovo”.
In ballo non c’è solo il ricambio del parco auto (che sarebbe urgente in Italia), non ci sono solo i temi ecologici (il cambiamento climatico fa sentire i suoi effetti sempre di più), ma ci sono temi anche economici e sociali. Dalle scelte dei consumatori a cascata dipendono poi tutti gli altri servizi connessi al mondo della mobilità: le autofficine specializzate, l’assicurazione auto, le infrastrutture di ricarica… Una galassia di soggetti che non possono restare in sospeso in attesa di decisioni che arrivano da Bruxelles.
Economia o ecologia?
La riduzione ai minimi termini – troppo semplicistica – che viene fatta oggi è: privilegiare l’economia o l’ecologia? La transizione ecologica sta mettendo a dura prova l’industria dell’automotive e tutto l’indotto, quindi secondo alcuni spingere sulla transizione green vuol dire deprimere l’economia. Attenzione nonostante i costi siano più difficili da quantificare, anche i cambiamenti climatici producono danni economici ingenti (pensiamo a tutti i disastri ambientali che stiamo vivendo, ahimè, anche in Italia). La questione resta aperta e purtroppo a decidere dovrà essere la nuova commissione Ue che si sta – lentamente – insediando, quando invece questo tipo di problemi richiede un intervento urgente. Noi utenti della strada e possibili acquirenti di auto restiamo a guardare, in attesa. E intanto peggiora sia l’economia che l’ecologia.