Dipendenti e polizza sanitaria
3 mag 2013 | 3 min di lettura | Pubblicato da Christian T.
Assicurazione sanitaria per dipendenti
L’assicurazione infortuni perde il confronto con quella sulla salute. L’assistenza sanitaria integrativa è oggi il benefit più sognato dai dipendenti. Se infatti un tempo si gradiva il cellulare o la macchina di servizio, l’asilo nido aziendale, integrati poi da polizze anti-infortunistiche e di invalidità, oggi i desideri di funzionari e dirigenti si concentrano sulla qualità delle cure mediche e sulla sicurezza di poterle sostenere.
Da una indagine commissionata dal Fondo di assistenza sanitaria integrativa per i dirigenti di azienda su un campione di circa 2.500 tra funzionari, dirigenti operativi o in pensione, è emerso che 4 persone su 5 sono sicure che l’assistenza sanitaria è il miglior premio che si possa dare al lavoratore. La scelta prevarrebbe non solo sulla possibilità che l’azienda offrisse un fondo di previdenza integrativa, ma anche quando proponesse ai lavoratori un’assicurazione sugli infortuni. La convinzione parte dal fatto che i 3/4 degli intervistati ritiene sia in declino il Servizio sanitario nazionale, così come saranno sicuramente ridotte le risorse che lo Stato e le Regioni metteranno nei futuri bilanci. I dipendenti con una garanzia in più sulla salute, magari estensibile agli altri componenti della famiglia, produrrebbero di più e meglio, garantendo quindi all’azienda un ritorno indiretto.
La crescita in tutta Europa. E negli States…
Alcuni mesi fa il Centro Studi Investimenti Sociali (Censis) aveva lanciato un allarme: per colpa della crisi economica 9 milioni di connazionali nel 2011 avevano rinunciato a curarsi. Ma la voglia di una mutua di “sostegno”, un supplente privato, arriva da lontano. Dal 2003 ad oggi, infatti, gli assistiti della sanità integrativa in Italia sono cresciuti dieci volte tanto e hanno toccato quota 11 milioni. E anche per quanto riguarda le aziende, circa il 15% di quelle manifatturiere hanno adottato un’assicurazione. Dati in linea con l’Europa, rispetto alla quale però scontiamo il fatto di pagare di tasca nostra la maggior parte delle prestazioni (l’80%), mentre fondi, mutue e assicurazioni coprono solo la spesa restante (20%) contro circa il 40% nei Paesi con un Ssn simile al nostro.
Qualcosa di simile accade anche oltreoceano, alle prese con gli effetti dell’Obamacare, la riforma sanitaria del presidente. Lì il privato ha sempre fatto la parte da padrone, fino alla riforma della sanità di Barack Obama. Il costo dei rimborsi richiesti alle assicurazioni sanitarie individuali per prestazioni mediche salirà infatti mediamente del 32%. E saliranno perché, a detta degli attuari americani, la riforma proibisce alle assicurazioni sanitarie di rifiutare la copertura a persone con condizioni mediche preesistenti e così molti più individui malati entreranno nel gruppo degli assicurati.
La bolletta sanitaria ricadrà sulle aziende che, in base agli Stati dove hanno sede, peserà dal 20 all’80% in più. I datori di lavoro delle aziende americane dall’anno prossimo dovranno sborsare 63 dollari in più per l'assicurazione sanitaria di ciascun impiegato. In totale 25 miliardi di dollari in tre anni da dare alle assicurazioni per creare un fondo previdenziale che compensi il costo delle coperture di persone con elevate spese mediche.
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