Guida autonoma, il problema della fiducia
19 ago 2019 | 3 min di lettura | Pubblicato da Christian T.
Forse è solo una questione di tempo
Viene da pensare ai giovanissimi calciatori che mostrano un enorme talento e vengono definiti delle promesse del calcio. Le squadre lottano per accaparrarselo e il giocatore non “sboccia” mai, passano gli anni e il ragazzo resta l'eterna promessa. Per il momento la metafora è adeguata a quanto sta avvenendo alle auto a guida autonoma, già ideate e collaudate da molti anni ma che ancora non convincono e non prendono piede. A che punto siamo con questa tecnologia?
Innumerevoli i test che sono già stati portati a termine in tutto il mondo, pochi mesi fa anche in Italia nelle città di Parma e Torino. Una compagnia, la Tesla, punta molto su questa tecnologia, ma se all'inizio era stata la sua vera e propria “ragion d'essere”, oggi sembra aver ridimensionato il peso di questo aspetto. Ciò nonostante Tesla e tantissime altre aziende investono pesantemente sulla guida autonoma, scommettendo su questo giovane talento. Hanno investito Apple, Bosch, Ford, Volkswagen, Mercedes, Bmw... insomma praticamente non c'è azienda dell'automotive o gigante della tech industry che non si sia quantomeno posto il problema.
Eppure, si ha l'impressione che manchi ancora qualcosa, forse si tratta solo della fiducia o magari, se la tecnologia è già all'altezza, non lo sono le infrastrutture, i modelli assicurativi, o le regole dei Codici della Strada che dovranno necessariamente adeguarsi.
Si tergiversa nonostante lo sviluppo delle auto autonome porterebbe a grandi benefici. Non dovendo guidare, il tempo che passiamo in auto lo potremo utilmente dedicare ad altre attività. Gli interni delle automobili potranno essere completamente ridisegnati. Muoversi in auto diventerebbe più sicuro: le auto autonome sono destinate a ridurre significativamente il numero di incidenti stradali, che, attualmente, nel 90% dei casi, sono dovuti a errori umani.
Per quanto riguarda la fiducia c'è un interessante studio effettuato dall'Università di Warwick in Gran Bretagna che ha cercato di confrontare come le persone giudichino la guida autonoma e quella tradizionale.
I ricercatori hanno portato 43 volontari in un magazzino. I driver umani hanno sfidato le auto a guida autonoma all’interno di un grande capannone con a bordo dei passeggeri. Il percorso è stato progettato per assomigliare a un’area pedonale in un centro città con una serie di incroci. Quando è stato chiesto ai passeggeri di dare un giudizio sulla fiducia che hanno riposto nei guidatori sia umani che informatici, la guida autonoma ha vinto in tutti e quattro i tragitti studiati. I passeggeri umani preferiscono il comfort delle vetture autonome. Queste offrono accelerazioni e decelerazioni più graduali e dolci anche se a molti è sembrato che affrontassero le curve in modo pericoloso. Lamentela che però ha visto interessati anche i conducenti umani. La guida autonoma si è confermata molto più attenta dell’uomo in prossimità degli incroci. I partecipanti all’esperimento hanno apprezzato il fatto che i mezzi senza conducente si siano avvicinati lentamente alle intersezioni.
Inaspettatamente un dato ha colpito più di tutti, il livello di fiducia aumentava ad ogni giro sia per la guida autonoma che per quella tradizionale, insomma i passeggeri si “abituavano” e si “confortavano” al passare del tempo.
Forse è proprio questo il punto: perché la guida autonoma da promessa diventi campione delle nostre strade ha bisogno di tempo, non per perfezionarsi, ma per permettere a noi di abituarci a questo nuovo paradigma.
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