Intelligenza artificiale e assicurazioni, serve un quadro normativo
2 ott 2023 | 4 min di lettura | Pubblicato da Christian T.
I consigli dell’Associazione di Ginevra
L’intelligenza artificiale (AI) entra sempre più nelle nostre vite, non sempre ce ne accorgiamo, ma in realtà tutta la mole di dati che generiamo con i nostri comportamenti sono raccolti e analizzati da cervelloni elettronici che non si limitano solo a catalogarli, ma puntano a predire le nostre scelte future.
Il settore assicurativo è sicuramente uno di quelli che può maggiormente beneficiare dell’uso di queste moderne tecnologie, ma sono stati anche sottolineati alcuni rischi legati all’utilizzo dei chip al posto dei neuroni umani.
Intelligenza artificiale nell’assicurazione: i vantaggi
Il settore assicurativo può essere paragonato a quello del trading dal punto di vista di dati e previsioni. Pensiamo a tutte le scelte che vengono fatte dagli utenti sui tipi di polizza attivati (in qualunque ambito: dalla salute all’auto), a quando vengono attivate le polizze, quali sono i costi maggiori per le compagnie, quali le scelte più redditizie. E questo limitandosi alla gestione ordinaria, ma ci sarebbe anche per esempio il capitolo truffe, una delle battaglie più antiche per ogni assicurazione.
Le frodi subite dalle assicurazioni impattano per svariati miliardi di euro (a livello europeo) e ciò si ripercuote anche sugli onesti cittadini che vedono i costi ripartiti anche sulle loro polizze.
Un crescente utilizzo degli algoritmi di apprendimento automatico in grado di incrociare i dati sta già dando i suoi frutti, ma potrebbe migliorare ancora grazie alla capacità di analizzare le immagini e le foto, spesso allegate come documento probatorio nelle fasi di contestazione per scovare prove di contraffazione, operazione che richiederebbe molto tempo a una persona.
L'intelligenza artificiale può essere un vantaggio anche per l'utente finale, che sin da ora ha accesso a servizi più rapidi e puntuali: grazie alle capacità predittive dei sistemi, si ricevono proposte in linea con le nostre esigenze. A lungo andare questo potrebbe portare a una personalizzazione sempre più spinta delle assicurazioni, fino ad avere un pacchetto “personalizzato” nel vero senso della parola, ovvero sartoriale sulla propria vita, facendo così risparmiare anche l’utente che attiverà solo le polizze davvero utili.
Intelligenza artificiale nell’assicurazione: i rischi
Se da una parte il sistema diventa sempre più predittivo ed efficiente, non mancano i rischi che derivano dall’affidarsi sempre di più agli algoritmi. Una delle problematiche riguarda la mancanza di elasticità di una macchina, una sorta di “stupidità” del sistema. Ovviamente anche gli esseri umani sbagliano, ma l’errore dell’algoritmo ha conseguenze più ampie perché se si basa su un presupposto errato, continuerà a fare le sue scelte basandosi su quell’errore, amplificandone così gli effetti.
Il pregiudizio algoritmico, ovvero un dato errato o “bias”, rischia di creare disuguaglianze e discriminazioni nel trattamento dei clienti nella valutazione dei rischi, nell’elaborazione dei sinistri o nella determinazione dei premi assicurativi.
Anche la mancanza di trasparenza può essere un problema perché le dinamiche con cui lavora un’intelligenza artificiale sono difficili da conoscere per una persona che non sia un informatico esperto, per non parlare della possibilità di modificare il suo funzionamento, operazione ancora più complessa.
Le soluzioni
L’AI nel settore rappresenta sicuramente un vantaggio per tutti e molte compagnie stanno puntando sulla tecnologia. Il futuro è tracciato, ma occorrono sicuramente delle linee guida aggiornate per regolamentare il fenomeno ed evitare di trovarsi in balia delle macchine.
L’Associazione di Ginevra, che unisce compagnie assicurative a livello internazionale, ha da poco rilasciato un nuovo report sul tema con dei consigli per regolamentare l’innovazione dell’intelligenza artificiale nel settore per evitare danni agli utenti, ma preservando l’innovazione. L’associazione si rivolge soprattutto ai governi, perché spesso le legislazioni restano indietro rispetto alle innovazioni. Per assicurare un uso corretto dell’intelligenza artificiale l’associazione ha definito sei punti:
- Definire correttamente cosa sia AI, il cui ambito dovrebbe essere limitato alle applicazioni di autoapprendimento, evitando un’eccessiva regolamentazione di quanto avviene nei processi assicurativi;
- Applicare le normative esistenti, nell’implementazione di nuovi sistemi i quadri normativi vigenti e tecnologicamente neutrali devono restare validi, anche se aggiornati;
- Sviluppare una regolamentazione basata su principi, non è facile tenere il passo con gli aggiornamenti tecnologici, ma i principi restano validi al di là della contingenza;
- Considerare le caratteristiche specifiche del settore assicurativo, essendo già dotato di una legislazione ampia ed efficace è necessario pensare a nuove norme che sia adattino a questo quadro, evitando leggi che possano estendersi a tutti i settori senza considerare la specificità di ciascuno;
- Focus sui risultati del cliente, evitare di rendere troppo tecnico e automatico il calcolo dei premi basandolo solo su determinati fattori, piuttosto considerare il complesso della persona;
- Collaborare a livello internazionale: i governi dovrebbero cooperare per sviluppare linee guida specifiche per normare l’uso dell’’intelligenza artificiale nelle assicurazioni.
È evidente che si tratta di un quadro molto ampio, ad oggi è ancora difficile riuscire ad essere più precisi. Il rapido sviluppo delle tecnologie trova spesso tutti impreparati. Come è successo per esempio sul tema della privacy e dei dati raccolti attraverso i dispositivi, solo dopo anni si è arrivati a un quadro normativo stabile. Per il mondo delle assicurazioni avverrà qualcosa di simile, l’importante è che le compagnie restino prudenti prima di demandare troppe funzioni all’intelligenza artificiale.
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