Sconto sull'assicurazione auto in base ai post su Facebook
7 nov 2016 | 2 min di lettura | Pubblicato da Christian T.
Quando il social network...conviene
L'iniziativa è di quelle che fa discutere e, in un mondo dove il digitale è sempre più presente, è molto probabile che questo di argomento si tornerà a parlare in futuro. Tutto è nato da una proposta della compagnia assicurativa Admiral, in Gran Bretagna che ha lanciato una idea quantomeno curiosa: per i neopatentati o comunque per i giovani, il costo dell'assicurazione è legato al numero di post che il sottoscrittore condivide su Facebook.
A quanto pare i tecnici avrebbero messo a punto un algoritmo che effettua una sorta di analisi psicologica del richiedente sulla base del suo modo di scrivere. Non quindi dalle immagini che posta, come verrebbe da pensare (per esempio chi va troppo in discoteca o chi ha tante foto con bicchiere in mano), ma proprio dall'analisi di ciò che si scrive. Per fare degli esempi un uso eccessivo di punti esclamativi sarebbe un parametro negativo, mentre messaggi brevi e con dettagli specifici darebbero diritto a uno sconto sulla polizza.
L'iniziativa non è mai decollata, non perché ritenuta strampalata dalla compagnia, ma perché bloccata dal social network stesso in quanto in violazione delle linee guida della piattaforma che vietano a servizi terzi di usare i dati raccolti per “prendere decisioni sull'idoneità delle persone”.
Persino Open Rights Group, un'associazione che si batte per i diritti digitali sarebbe intervenuta ritenendo l'operazione intrusiva della libertà di ciascuno che si sentirebbe limitato o portato a utilizzare internet non con piena libertà, ma condizionato da motivi economici.
Impossibile sapere se la compagnia voleva soltanto farsi pubblicità con una trovata bizzarra o se davvero credesse nel principio alla base dell'accordo che proponeva, quello che resta è un precedente significativo. Da tempo ormai si parla di come la propria immagine digitale influisca nella vita, il caso emblematico è quello del datore di lavoro che sbircia i profili del candidato dopo un colloquio per una posizione, ma a cascata le situazioni possono essere tantissime. La differenza in questo caso è che l'immagine digitale influisce sul prezzo di un servizio totalmente esterno alla piattaforma. Quanto è distante questo principio da quello ancora più estremo di permette l'accesso a un servizio solo a chi può vantare determinate caratteristiche come il numero di amici o la popolarità? Sarebbe come introdurre un tipo di discriminazione che finora non è mai esistita e con cui speriamo di non dover fare i conti in futuro.
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