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Settore auto ancora in rosso: maggio -15,1%

6 giu 2022 | 3 min di lettura | Pubblicato da Christian T.

settore auto ancora in rosso maggio 151

Il primo quadrimestre è andato perduto

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Il settore auto non riparte, anche il mese di maggio si conclude con un dato negativo. Rispetto a maggio 2021 il calo per questo mese si attesta a -15,1% e la diminuzione è ancora maggiore se confrontata con maggio 2019, ovvero prima della pandemia: -38,7%.

Il settore in crisi da inizio anno

Le 122mila immatricolazioni registrate durante il mese appena passato sono insufficienti a ridare ossigeno al comparto. La cosa peggiore è che questo risultato arriva dopo altri quattro mesi sempre in negativo come abbiamo raccontato in questo approfondimento.

L’intero primo quadrimestre è andato perduto (-26,5% sul primo quadrimestre 2021 e -38,9% rispetto al primo quadrimestre 2019). Maggio è andato leggermente meglio, ma non abbastanza da cambiare la tendenza, contando infatti tutti e cinque i primi mesi, il gap rispetto al periodo gennaio-maggio 2021 è di 24,3 punti percentuali.

Non sono bastati i prezzi delle polizze assciurative ancora bassi e gli incentivi auto del governo che, pur essendo stati annunciati tempo fa, sono in realtà entrati effettivamente in funzione e sono a disposizione degli automobilisti solo dal 22 maggio, quindi ancora poco per mostrare effetti concreti. Il problema è che secondo i calcoli degli analisti anche quando gli incentivi entreranno pienamente a regime, questo non basterà a ritrovare il segno più tra i dati di vendita.

I calcoli per il 2022

Uno degli esercizi matematici che si mettono in pratica per fare previsioni sull’anno è quello di “spalmare” le cifre dei primi mesi su tutto l’anno. Ovvero se si dovesse mantenere la stessa tendenza dei primi mesi, l’anno si chiuderebbe con poco più di 1 milione e 100mila nuove autovetture immatricolate. Poiché i primi cinque mesi del 2022 sono trascorsi senza gli incentivi, viene calcolato che gli aiuti porteranno 200mila vetture aggiuntive. Il totale a fine anno dovrebbe dunque aggirarsi intorno al milione e 300mila veicoli, ancora pochi perché pari al -8,3% del 2021 e -30,3% rispetto al 2019.

Nemmeno gli incentivi statali dunque dovrebbero riuscire a invertire la rotta. Certo non sono solo i motivi economici a bloccare gli acquisti, ci sono problemi di natura tecnica con la carenza di microchip che sta rallentando la produzione e allungando i tempi di consegna, con il risultato di scoraggiare tutta una quota di potenziali compratori.

Le critiche al pacchetto incentivi

C’è però un’altra critica che viene fatta al governo. Il blocco di incentivi varato è stato pensato per favorire la transizione verso l’elettrico o l’ibrido, ma i dati del ministero dello Sviluppo Economico sono lo specchio delle difficoltà di questo processo. Nella prima settimana di attività degli incentivi è stato prenotato il 14% dei 220 milioni per le vetture con emissioni di CO2 da 0 a 20 grammi per chilometro, il 9% dei 225 milioni disponibili per le vetture con emissioni di CO2 da 21 a 60 grammi per chilometro e ben il 78% dei 170 milioni disponibili per le vetture con emissioni di CO2 da 61 a 135 grammi per chilometro.

In parole povere vuol dire che a funzionare sono solo gli incentivi per le auto a benzina o diesel Euro 6. E questo nonostante il contributo per l’acquisto di un’auto green sia anche più corposo.

Per il governo si tratta di una situazione non facile, redistribuire gli incentivi verso le auto ad alimentazione tradizionale vuol dire tradire il piano per la transizione verso l’elettrico. Tenerli però in questo modo vuol dire non aiutare davvero il settore auto che ha un valore enorme in termini di Pil.

In tutta probabilità non ci saranno stravolgimenti e per il mercato auto si profila un’annata difficile. La fiammata dell’inflazione ha ulteriormente depresso gli acquisti: con i rincari che stiamo affrontando sono tante le famiglie che rimandano acquisti importanti come quello dell’auto. Ormai si guarda già all’anno nuovo con la speranza che la situazione internazionale torni su binari normali riportando i Paesi sulla via della crescita che sembravano aver intrapreso alla fine del 2021.

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