Stop ad auto a benzina e diesel dal 2035
13 dic 2021 | 3 min di lettura | Pubblicato da Christian T.
L’era del petrolio sta finendo, ci sono pochi dubbi in proposito. Sul quando e sul come permangono diverse sfumature, ma che le auto con alimentazione a benzina e diesel siano destinate a sparire dalle nostre strade è ormai sicuro.
La decisione dei ministri
A indicare la strada per la decarbonizzazione delle nostre strade un comunicato del Ministero della Transizione Ecologica che dà notizia di una decisione presa nell’ambito del CITE, il Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica, di cui fanno parte i ministri della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili Enrico Giovannini e dello Sviluppo Economico Giancarlo Giorgetti.
In linea con la maggior parte dei Paesi avanzati e con le direttive dell’Unione Europea, il phase out delle automobili nuove con motore termico avverrà anche in Italia entro il 2035, mentre per i furgoni e i veicoli da trasporto commerciale leggeri sarà attuato entro il 2040. Significa in pratica che dal 2035 non saranno più vendute auto nuove con il motore a combustione tradizionale, anche se quelle già circolanti potranno restare fino a fine vita.
Questo annuncio del CITE è un indirizzo, non una decisione definitiva, perché diventi operativa a tutti gli effetti dovrà passare dall’approvazione del Parlamento.
Gli effetti e le polemiche
La decisione delle istituzioni ha portato subito ad alcune reazioni. L’Anfia, l’Associazione che rappresenta la filiera italiana dell’automotive che si dichiara «sorpresa» e «allarmata» per la decisione che può portare alla perdita di numerosi posti di lavoro, fino a 73mila entro il 2040, afferma citando uno studio europeo di CLEPA, l’Associazione europea della componentistica.
Il problema c’è perché molte parti delle auto elettriche (a partire dalle batterie) sono praticamente un monopolio dei Paesi asiatici, Cina in primis, e difficilmente le nuove professionalità legate all’elettrificazione dei veicoli basteranno a compensare quelle perse.
Non è un elemento che i ministri hanno sottovalutato, anzi è stato subito dichiarato che tale percorso, che non sarà indolore e si rischia la perdita di moltissimi posti di lavoro. Occorrerà mettere in campo tutte le soluzioni funzionali alla decarbonizzazione dei trasporti in una logica di ‘neutralità tecnologica’ valorizzando, pertanto, non solo i veicoli elettrici, ma anche le potenzialità dell’idrogeno e il ruolo imprescindibile dei biocarburanti, in cui l’Italia sta costruendo una filiera domestica all’avanguardia.
Il piano europeo
Quella italiana non è una fuga in avanti, anzi si inserisce nel piano Fit for 55 dell’Ue che punta alla neutralità carbonica per il 2050 attraverso diversi passaggi intermedi.
Il trasporto su strada concorre all’inquinamento dell’aria con una percentuale molto forte, il20,4% delle emissioni di CO2 nell’Unione e pertanto necessita di un’attenzione particolare. La proposta della Commissione europea prevede di ridurre le emissioni medie delle auto nuove del 55% entro il 2030 e del 100% entro il 2035, rispetto ai livelli del 2021. Invece per i nuovi furgoni gli obiettivi di riduzione sono rispettivamente del 50% e del 100%.
Un piano così ambizioso che deve necessariamente passare da scelte forti, come quella del divieto di vendita di auto ad alimentazione tradizionale.
La questione delle infrastrutture tuttavia rimane e, a meno di non fare passi da gigante nei prossimi anni, le colonnine di ricarica presenti sul territorio sono insufficienti a garantire una massiccia presenza di auto che ne richiedano l’uso; nuovi progetti anche in ambito assicurativo.
Occorre ovviamente un impegno maggiore da parte di tutti, istituzioni in primis, ma la rotta ormai è tracciata e la fine del motore a combustione non è lontana.
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