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Vincono i tassisti: Uber resta fuori

8 ago 2022 | 3 min di lettura | Pubblicato da Christian T.

Serve una liberalizzazione graduale

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Uber dovrà aspettare. La norma che voleva introdurre anche nel nostro Paese altre piattaforme per il trasporto pubblico è stata ritirata. I tassisti celebrano la vittoria ottenuta a suon di scioperi e proteste, mentre i passeggeri continueranno a non poter usufruire di un servizio che all’estero è ormai la norma. A perdere è innanzitutto la concorrenza.

Cosa è successo alla legge

Come avevamo anticipato in questo approfondimento la pietra dello scandalo è stato il Ddl Concorrenza, che all’articolo 10 apriva “alle nuove forme di mobilità esistenti che utilizzano app e piattaforme tecnologiche”. Per esempio Uber, Free Now e altri operatori. La norma aveva scatenato la rivolta dei tassisti che hanno dato il via a una serie di scioperi a catena in tutta Italia, spesso con modalità selvagge e senza annunciarli, proteste e picchetti a Roma sotto i palazzi governativi.

Il Disegno di Legge era anche passato prima che il governo cadesse, ma l'articolo 10 era già stato tolto proprio per evitare turbolenze in una fase già precaria per l’esecutivo. Nell’occasione le forze che sostenevano l’Esecutivo hanno deciso di non correre alcun rischio, in vista dell’approdo in Aula del disegno di legge, rimuovendo i punti più divisivi, come appunto la ‘delega in materia di trasporto pubblico non di linea’ che aveva procurato vistose frizioni tra l’ex Premier e i partiti di centro-destra della coalizione.

Un piano serio per favorire la concorrenza

A spiazzare l’ormai ex premier Draghi non era stata tanto la protesta, quanto l’appoggio che le hanno garantito alcuni partiti che sostenevano la sua maggioranza. Significativa una frase estratta dal suo intervento al Senato in cui sosteneva che dai partiti di maggioranza si sarebbe aspettato un “sostegno convinto all’azione dell’Esecutivo, non un sostegno a proteste non autorizzate, e talvolta violente, contro la maggioranza”.

A liberalizzare il settore del trasporto pubblico non di linea ci avevano provato e avevano fallito anche altri: prima Bersani con il governo Prodi II e poi l’Esecutivo guidato da Mario Monti. I tassisti restano a quanto pare una casta intoccabile. Dal canto loro denunciano di aver pagato a caro prezzo la loro licenza che una norma di questo genere renderebbe carta straccia.

Piuttosto che riproporre il medesimo copione la prossima volta con un timido tentativo, una feroce protesta e una disonorevole marcia indietro, forse sarebbe più proficuo definire un piano a tappe magari nel medio periodo che porti al risultato. Effettivamente cambiare le regole da un giorno all’altro è troppo brusco ma si potrebbe fissare una data in là nel tempo con un’introduzione graduale degli altri player.

I viaggiatori chiedono un servizio più efficiente, controllato ed economico che i tassisti non vogliono o non possono offrire. Solo attraverso una liberalizzazione graduale si potrà ottenere qualche risultato.

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