I medici di famiglia sono “a rischio estinzione”
24 mar 2025 | 2 min di lettura
I medici di famiglia sono sempre meno. E, guardando ai prossimi anni, sarà sempre peggio: mentre la popolazione invecchia (e avrebbe quindi bisogno di maggiore assistenza sanitaria) in migliaia andranno in pensione, solo in parte sostituiti dai nuovi arrivati. Sono i dati della Fondazione Gimbe, che stima una carenza di oltre 5.500 medici e parla di camici bianchi “in via di estinzione”.
L’accordo collettivo nazionale fissa a 1.500 il numero massimo di pazienti che un medico di famiglia può avere, con la possibilità (in alcuni casi) di arrivare a 1.800 e (con deroghe locali, come nella Provincia di Bolzano) a 2.000.
Secondo i dati 2023 del Ministero della Salute, più di un medico su due supera la soglia dei 1.500 assistiti. In particolare, il tetto è superato da oltre la metà dei professionisti in dieci regioni, con il caso limite della Lombardia, dove il 74% dei medici sfora il limite. Un sovraccarico che, spiega il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, “riduce il tempo da dedicare ai pazienti, compromettendo la qualità dell’assistenza”.
Tanti pensionati, pochi nuovi medici
Secondo i dati forniti dalla Federazione Italiana dei Medici di Medicina Generale (FIMMG), tra il 2024 e il 2027 ben 7.345 medici di medicina generale hanno raggiunto o raggiungeranno il limite di età per la pensione, fissato (salvo deroghe) a 70 anni.
A fronte di migliaia di pensionamenti, il numero di giovani medici che scelgono questa professione continua a diminuire. Nel 2024, è risultato non assegnato il 15% delle borse di studio, con punte di oltre il 40% in sei Regioni.
“Questa spia rossa – commenta Cartabellotta – da un lato segnala il crescente disinteresse verso la professione di medico di medicina generale, dall’altro evidenzia gravi criticità in varie Regioni, come Lombardia e Veneto, dove la carenza è già rilevante”.
La spesa sanitaria
La quota di spesa sanitaria pubblica destinata all’assistenza medico-generica da convenzione (medici di famiglia, pediatri di libera scelta e specialisti ambulatoriali) è diminuita dal 6,2% nel 2012 al 5,2% nel 2023.
In sostanza, i medici di famiglia “perdono quota” all’interno di un sistema che, negli ultimi anni, ha visto un parte consistente della spesa migrare dalle casse pubbliche a quella delle famiglie. Secondo i dati ISTAT, nel 2023 la spesa sanitaria totale in Italia ha raggiunto i 176,1 miliardi: 130,3 miliardi sono di spesa pubblica (74%), 40,6 miliardi di spesa privata pagata direttamente dalle famiglie (23%) e 5,2 miliardi di spesa privata intermediata da fondi sanitari e assicurazioni (3%). “Questi valori – conclude Cartabellotta – riflettono tre fenomeni chiave: il sottofinanziamento pubblico, l’ipotrofia del sistema di intermediazione e il crescente carico economico sulle famiglie”.
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