Al via il nuovo archivio antifrode: ecco a cosa serve
1 gen 2025 | 2 min di lettura
La Legge sulla Concorrenza prevede l’istituzione di un archivio integrato antifrode. Si tratta, spiega l’Ania, di una banca dati che raccoglierà informazioni su tutti i sinistri dei rami assicurativi danni, quelli cioè che riguardano le polizze a tutela della proprietà e a protezione di cittadini e imprese. Vengono esclusi i soli sinistri della responsabilità civile dell’auto, che già sono gestiti in banche dati ad hoc.
Come funziona
La banca dati antifrode dovrà essere realizzata e organizzata dall’Ania (l’Associazione nazionale tra le imprese assicuratrici), che ha ormai acquisito un’esperienza ultradecennale nell’alimentazione e nella gestione di banche dati di rilevanza pubblica, senza alcun costo per i cittadini e le imprese.
Il legislatore ha così trasformato in legge un input dato dalla magistratura, che da tempo evidenzia come la mancanza di un archivio integrato favorisce la diffusione di reati perpetrati da associazioni criminali.
“Sono certa – ha spiegato la Presidente Ania Maria Bianca Farina - che la creazione di questo importante strumento informatico di contrasto alle frodi porterà un sicuro e significativo vantaggio per i cittadini e le imprese italiane”.
Cosa c’entrano le frodi con i premi
Il nuovo sistema, che utilizzerà anche strumenti di intelligenza artificiale, consentirà alle imprese di assicurazione di affrontare con maggiore efficacia i tentativi di frode, con l’auspicio di avere un impatto sui premi, riducendoli.
In un opuscolo informativo diffuso dall’Ania e intitolato “Frodi: come proteggersi da chi truffa noi e le assicurazioni”, infatti, emerge come spesso si sottovaluti l’impatto delle truffe. “Si pensa – si legge sulla pubblicazione – che sia un crimine senza vittime o insignificante”. In realtà “determina premi più elevati per tutti gli assicurati”. Il primo danneggiato, quindi, è proprio l’assicurato onesto, che a causa delle frodi spende di più. È un po’ quello che avviene con l’evasione fiscale, che non è affatto un “risparmio” per gli evasori ma rappresenta un peso sulle tasse di tutti contribuenti.