Estate in overbooking: come funziona e cosa c’è da sapere
30 ago 2023 | 3 min di lettura

Cos'è l'overbooking
Estate: tempo di vacanze, sole, caldo. E di overbooking. In questi mesi e durante le feste di fine anno si verifica con più frequenza l’eccesso di prenotazioni. Ma perché? E quali sono i diritti di compagnie e utenti?
Come funziona l’overbooking
L’overbooking consiste nel vendere più biglietti rispetto ai posti a disposizione a bordo. È un modo per massimizzare gli incassi: i vettori contano sul fatto che alcuni passeggeri perdano il volo o non si presentino all’imbarco. È un’eventualità che capita più spesso di quanto non si pensi. Secondo dati riportati dal Corriere della Sera, il 2-7% dei passeggeri manca il volo per il quale aveva comprato il biglietto. Ipotizzando un aereo da 150 posti, vuol dire, in media, tra i 3 e i 10 viaggiatori.
Di solito, nessuno si accorge di nulla. Quando però tutti (o quasi) i passeggeri potenziali si presentano al gate, ecco scattare l’overbooking. Diventa necessario che alcuni rimangano a terra. L’eventualità è piuttosto rara. Non esistono dati che riguardano l’Europa, ma negli Stati Uniti, nel primo trimestre dell’anno ci sono stati circa 3 mancati imbarchi ogni 100.000 passeggeri. La media, però, tende ad aumentare nei periodi di traffico intenso, tanto che diverse assicurazioni viaggio coprono l’overbooking con garanzie che vanno oltre quelle dovute per legge.
I diritti dei passeggeri
Le norme europee autorizzano in modo tacito l’overbooking. È quindi una pratica lecita. L’Ue si limita a definire, nel regolamento 261 del 2004, i diritti dei passeggeri in caso di mancato imbarco. Le compagnie devono pagare un risarcimento proporzionato alla distanza del volo perso: 250 euro per tratte pari o inferiori a 1500 km; 400 euro per tratte interne all'Unione Europea superiori a 1500 km e quelle extra Ue fino a 3500 km; 600 euro per tutte le altre.
I passeggeri rimasti possono richiedere il rimborso del biglietto o l’imbarco su un altro volo, con un risarcimento nel caso in cui la sistemazione fosse in una classe inferiore rispetto a quella acquistata. La compagnia aerea è tenuta, inoltre, a fornire pasti in base alle ore o ai giorni di attesa, oltre al trasporto e alla sistemazione in albergo nel caso in cui sia necessario un pernottamento.
La difesa delle compagnie
Come spesso succede durante i picchi di disagio (per poi dimenticarsene poco dopo), anche quest’estate è tornata l’ipotesi di regolamenti più stringenti, che limitino l’overbooking.
Alcune compagnie, come Ryanair, non praticano l’overbooking. Ma – in generale - la posizione della Iata, l’associazione internazionale che rappresenta i vettori, è chiara: la pratica non si tocca, per diverse ragioni. La prima, e più ovvia, riguarda gli incassi: l’overbooking “migliora la gestione e le entrate” dei vettori. Ma ci sono altri motivi, che riguarderebbero anche i passeggeri.
La pratica, spiega la Iata, “consente a più consumatori di volare alla data e alla tariffa scelta”. Le compagnie, in sostanza, possono praticare prezzi più bassi, perché l’overbooking ammortizza eventuali perdite. Ci sono infatti passeggeri che disdicono troppo tardi, impedendo alle compagnie di rivendere quel posto. Vietando l’overbooking, continua ancora l’associazione, le compagnie potrebbero scaricare i costi delle poltrone vuote sui prezzi di vendita, oppure limitare la flessibilità, con modalità di rimborso più rigide o penali per chi non si presenta al gate.
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