Mercato auto in crisi e il governo taglia gli incentivi
4 nov 2024 | 2 min di lettura | Pubblicato da Christian T.
La situazione del mercato auto italiano è fonte di preoccupazione, soprattutto alla luce dei recenti dati di immatricolazione, ancora una volta in negativo. Secondo l’UNRAE (Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri), il mese di ottobre 2024 ha registrato 126.488 nuove immatricolazioni, segnando un calo del 9,1% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Questo risultato segue altre due flessioni: un -16,5% ad agosto e un -4,2% a settembre, sottolineando una tendenza negativa che evidenzia un mercato in difficoltà e sempre più debole nel rispondere alla domanda.
La manovra del governo riduce i fondi per il settore
La nuova legge di Bilancio per il 2025, proposta dal governo Meloni e attualmente in discussione in Parlamento, introduce una drastica riduzione del Fondo Automotive. I 4,55 miliardi di euro di tagli ridurranno il fondo istituito nel 2022 dal governo Draghi per sostenere la domanda di auto e la riconversione dell’industria automobilistica, lasciando solo 1,2 miliardi fino al 2030, pari a circa 200 milioni di euro l’anno. Nel piano originario erano invece previsti un miliardo di euro all’anno fino al 2030, incentivi che nonostante qualche problema sulla suddivisione (ogni anno finiscono quelli riservati ad auto ad alimentazione tradizionale, mentre restano inutilizzati gran parte di quelli per l’elettrico), stavano tenendo a galla un settore che oggi sembra sempre più in crisi. Questo taglio è significativo e limita la possibilità di mantenere incentivi costanti, indispensabili in una fase di transizione tecnologica e ambientale del settore.
Un mercato europeo in difficoltà
In tutta Europa, il settore automobilistico vive una situazione di instabilità, tra difficoltà economiche, aumento dei costi produttivi e transizione verso l’elettrificazione. La riduzione dei fondi dedicati agli incentivi in Italia potrebbe aggravare ulteriormente la crisi, con conseguenze non solo sulla domanda, ma anche sull’occupazione e sulla capacità dell’industria nazionale di affrontare le sfide del futuro.