100 anni di rete autostradale italiana da “restaurare”
26 gen 2024 | 2 min di lettura
Investimento tra i 60 e 120 MLD
La rete autostradale italiana compie cento anni in questo 2024. Lo fa regalandosi, di fatto, l'entrata in una nuova “era di rivoluzione” della mobilità. Una trasformazione che parte dalla consapevolezza della strategicità della rete stradale e autostradale per renderla finalmente protagonista della transizione ecologica adeguata ai bisogni del Paese e, soprattutto, sempre più sicura.
Sono stati questi, in sintesi, i temi al centro di un incontro svolto pochi giorni fa a Roma sulla sitauzione attuale del trasporto su gomma a partire dal libro La Rivoluzione della mobilità sostenibile parte dalle autostrade. Sicure, digitali, decarbonizzate, edito da Il Sole 24 Ore e realizzato in collaborazione con Politecnico di Milano, Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli, Università degli Studi di Napoli Federico II, CNR Stems, Autostrade per l’Italia, Cdp, Enea, Eni, RSE – Ricerca Sistema Energetico e Snam.
Parco auto in Italia
40 milioni di veicoli: è questa l'entità del parco auto italiano. Attualmente circa il 30% degli spostamenti quotidiani di merci e persone avviene in autostrada, una rete che, però, rappresenta solo il 3% dell’intera rete stradale nazionale. Bastano questi numeri per confermare la strategicità della rete autostradale per il tessuto economico del Paese ma anche l’esigenza di una riflessione generale sulla modernizzazione e rigenerazione della rete.
Patrimonio da tutelare
Un patrimonio che non ha eguali in Europa, fatto da 6.000 km di autostrade a pedaggio gestiti da più concessionari, da oltre 1.200 km di ponti e viadotti, da 500 km di gallerie che hanno una vita media tra 50 e 70 anni. Un patrimonio che, secondo le autorità, necessita di un investimento in ammodernamento e potenziamento stimabile tra 60 e 120 miliardi.
L'inderogabilità di rendere sostenibile il trasporto su gomma
Numeri, quelli esposti sopra, che non possono essere più tralasciati e che rendono ormai nopn più procrastinabile la modifica del trasporto su gomma, sempre più centrale per persone e merci. Basti pensare che, solo nel 2019, in Italia il settore dei trasporti ha contribuito per il 27% delle emissioni totali, per l’80% attribuibili al solo trasporto stradale. Il dato, ovviamente, ribadisce la necessità di modifiche, visto il target fissato nel programma Fit for 55 dell’Ue per il nostro Paese che impone una riduzione delle emissioni di CO2 del 43%.
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