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Auto connesse: conto alla rovescia per approvare una legge

23 mar 2023 | 3 min di lettura

Al centro del dibattito la gestione dei dati raccolti

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Il contenuto di dispositivi tecnologici collegati al web a bordo delle auto di nuova generazione è in continua crescita. Ma ad aumentare di pari passo sono alcune questioni relative alla gestione dei dati raccolti da questi strumenti. Uno dei più utilizzati ad esempio è la cosiddetta “scatola nera” che alcune compagnie assicurative propongono già da diverse tempo agli automobilisti per usufruire di sconti sulla polizza Rc auto e per avere servizi aggiuntivi, tra cui il soccorso stradale in caso di incidenti.

Fermo restando che difficilmente si tornerà indietro, rinunciando così ai benefici forniti nella vita quotidiana da questi sistemi digitali, occorre però guardare avanti per migliorarne l’utilizzo soprattutto dal punto di vista della tutela della privacy.Se da un lato infatti, ci aiutano ad affrontare meglio alcune situazioni e a vivere più serenamente la circolazione su strada, dall’altro come hanno ricordato diversi associazioni, occorre regolamentare l’accesso ai dati che questi dispositivi raccolgono.

Le richieste delle associazioni dell’automotive

Già da diverso tempo ben dieci associazioni del settore automotive hanno chiesto alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen e al collegio dei Commissari europei di intervenire sul tema approvando una legislazione europea. La lettera è firmata, tra gli altri, dall’Aci, dall’Aniasa (rappresentante delle società di noleggio) e dalla Fia (Fédération Internationale de l'Automobile): quest’ultima è pure autrice della campagna “My car, my data” che mira a sancire alcuni principi fondamentali a tutela dei consumatori, come la libertà di scelta, protezione e sicurezza dei dati.

Per le associazioni firmatarie della lettera alla Commissione è fondamentale ricordare come i dati dei veicoli non includono soltanto quelli operativi (velocità, posizione, manutenzione, chilometraggio, livello del lubrificante ecc.), ma anche quelli relativi al comportamento del conducente tra cui la distanza percorsa, lo stile di guida, le informazioni personali (nome, recapiti, informazioni finanziarie).

L’insieme di questi dati viene condiviso con il sistema operativo del veicolo ed è su questo punto che occorre intervenire. Più di tre anni fa ormai, nel dicembre 2020, la Commissione europea si era impegnata a definire una proposta legislativa sul tema, ma a oggi, l’impegno è ancora disatteso.

Il dibattito resta aperto

La proposta normativa è stata di recente posticipata, lasciando anche le imprese del settore in stand by: in mancanza di norme chiare infatti investire in quest’ambito rischia per loro di essere abbastanza antieconomico. Le associazioni nazionali firmatarie della lettera, tra le quali figurano, oltre a Aci e Aniasa, Assogomma, Adira (distributori ricambi), Aica (costruttori di autoattrezzature) e Federpneus, chiedono ai rappresentanti istituzionali del nostro Paese d’intervenire sulla Commissione affinché si giunga in tempi rapidi non solo alla definizione della proposta legislativa, ma anche alla sua adozione entro i termini parlamentari, previsti per il maggio 2024.

Mentre il dibattito in sede Ue resta aperto, alcune aziende private però hanno fatto uno scatto in avanti. Alcune società hanno sviluppato dei software che permettono all’utente di ridurre al minimo la raccolta dei dati indispensabile per l’utilizzo di alcuni servizi: si tratta nel concreto di piattaforme di gestione del consenso, integrabili nei software originali delle vetture, che consentono ai proprietari di ottenere il controllo completo dei propri dati e di rimuovere qualsiasi informazione che permetterebbe di risalire alla loro identità come il nome, l'indirizzo e-mail e altro ancora.

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