Auto: l’impatto economico del Covid riduce il budget per l’acquisto
29 apr 2021 | 3 min di lettura
Molti rinviano l'acquisto in attesa di tempi migliori
Gli italiani si confermano fortemente interessati alla mobilità elettrica, ma in attesa di tempi migliori, sia a livello sanitario che economico, tendono a rinviare gli acquisti di un'auto nuova e a optare, almeno per il momento, verso modelli tradizionali a benzina e diesel, oppure al massimo ibridi-elettrici.
A rivelarlo è il Global Automotive Consumer Study2021 di Deloitte, una ricerca condotta annualmente su oltre 24mila consumatori distribuiti fra 23 Paesi nel mondo, che in questa edizione si è soffermata sulle nuove abitudini degli italiani fortemente influenzate dal contesto socioeconomico post-pandemia.
Italiani più cauti negli acquisti
L’impatto della pandemia sull’economia, e quindi sulle entrate di molti nuclei familiari, sta pesando sulle prospettive future degli italiani in misura maggiore rispetto al resto d’Europa: circa un terzo degli interpellati ha dichiarato di voler rinviare l’acquisto del veicolo a tempi di maggiore sicurezza economica, mentre questo dato risulta sensibilmente più basso negli altri mercati europei dove prevale maggiore ottimismo (UK 20%; Francia 17%; Germania 14%).
Dato che il prezzo di acquisto va a sommarsi ad altri costi, tra cui quelli di manutenzione e quelli per la stipula di una polizza Rc auto, quasi un italiano su due afferma di prendere in considerazione un modello più economico di quanto previsto in origine.
Inoltre, il 60% degli intervistati dichiara di aver speso almeno un’ora per raccogliere informazioni e confrontare le diverse soluzioni di finanziamento del veicolo.
Quasi la totalità degli italiani sarebbe interessata a un servizio di manutenzione in cui il veicolo viene prelevato direttamente a domicilio (o presso il luogo di lavoro) ma, nella maggior parte dei casi, soltanto a condizione che il servizio sia gratuito.
Ibrido-elettrico: sì, se fa risparmiare su alimentazione
Il fattore economico incide anche sull’eventuale scelta di un veicolo elettrico.
Fra le principali motivazioni indicate dai consumatori italiani, si segnala infatti la prospettiva di risparmiare sui costi di alimentazione del veicolo, ma anche la possibilità di usufruire di incentivi e di minori costi di manutenzione.
A frenare la diffusione dei modelli elettrici in Italia, invece, sono soprattutto due fattori: in primis la mancanza di infrastrutture di ricarica (29%), seguita dalle preoccupazioni per l’autonomia delle batterie (27%).
Il “fattore prezzo” rimane un driver di scelta determinante, considerato che l’ampia maggioranza (73%) degli italiani non sarebbe disposta a spendere più di 30mila euro per un veicolo elettrico.
Diversamente dalla media globale, gli italiani rivelano uno spiccato interesse anche per le stazioni di ricarica pubbliche (46%), a conferma della necessità di nuovi investimenti per potenziare l’infrastruttura nazionale.
Auto connessa: sì, ma senza costi extra
Il 71% dei consumatori è favorevole all’idea di veicoli sempre più connessi, una percentuale di gran lunga superiore rispetto agli altri mercati occidentali, come Stati Uniti (da 46% a 44%), UK (da 49% a 37%), Francia (da 42% a 36%) e Germania (da 36% a 33%).
Inoltre, meno di un italiano su due si dichiara preoccupato all’idea di potenziali attacchi informatici tali da mettere a rischio la sicurezza del veicolo e dei suoi passeggeri, la percentuale più bassa a livello mondiale.
Ancora una volta, però, il prezzo rimane un criterio di scelta fondamentale: solo una quota minoritaria di interpellati sarebbe disposta a pagare un costo extra (400 euro o superiore) per usufruire di tecnologie avanzate per l’autonomia (45%), la sicurezza (38%) o la connettività (28%) del veicolo, percepite sempre meno come optional e sempre più come dotazione standard a bordo dei nuovi modelli.
Sia in Italia che all’estero, le tecnologie più apprezzate sono quelle relative alla sicurezza del veicolo, come i sistemi automatici per le frenate di emergenza (83%), gli avvisi di scostamento dalla corsia di marcia (66%) e i rilevatori di punti ciechi della visuale (66%).
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