Dal 20 maggio la revisione diventa visita specialistica
2 mag 2018 | 4 min di lettura
Una vera a propria "cartella clinica" sul veicolo revisionato
La sicurezza stradale, tema forte che coinvolge vite umane e tariffe come l'assicurazione auto, dipende anche dallo stato dei veicoli su cui si viaggia. Almeno questo è quanto pensa l'Ue che ha introdotto il nuovo certificato di revisione per i veicoli a motore, previsto in Italia a partire dal 20 maggio.
Più che un certificato, una cartella clinica. Rilasciato sia dai centri autorizzati che dalle officine (con qualche novità anche in questo caso) subito dopo il controllo tecnico, il nuovo documento contiene la valutazione del veicolo e viene messo a disposizione, in forma cartacea, all'intestatario dell'auto. Firmato dal responsabile tecnico del centro revisione, il certificato rende conto dei risultati emersi nel corso del test periodico: contiene dati come targa e numero telaio, luogo e data del controllo, lettura del contachilometri, categoria del veicolo, carenze individuate e loro livello di gravità. Sono presenti anche i risultati delle prove svolte a cui viene aggiunto un valore corrispondente e il range ammesso. Inoltre, i tecnici devono esprimere un voto sulle condizioni del veicolo, rivelandone le carenze (lievi, gravi o pericolose) e indicando con precisione la data del successivo controllo. Altra novità, dal 20 maggio i dati verranno trasmessi al ministero delle Infrastrutture e trasporti. Un cambio di marcia visto che finora ci veniva solo segnato sul libretto l’esito del controllo.
Una direttiva per armonizzare i controlli in Ue. Il nuovo certificato di revisione è diventato obbligatorio dopo l'entrata in vigore del dm 214 del 2017, introdotto in seguito alla recezione da parte della legislazione italiana della direttiva europea 2014/45. “Ciascuno Stato membro provvede affinché i veicoli che sono immatricolati nel suo territorio vengano sottoposti a un controllo periodico” da parte dei centri autorizzati, riporta il testo della direttiva. E' la prima volta in assoluto che l'Ue entra nel merito dei test, con una direttiva nella quale stabilisce i metodi di revisione a cui le officine devono attenersi. L'obiettivo, a detta degli stessi estensori della direttiva, è quello di armonizzare i controlli a livello europeo, eliminando le differenze esistenti finora tra i regolamenti dei singoli paesi.
Il contachilometri ai raggi X. Tra le innovazioni apportate dal nuovo certificato di revisione, c'è anche quella del numero dei chilometri percorsi dal veicolo che vengono annotati sul documento. Secondo il decreto, infatti, durante la revisione verrà effettuato sia il controllo che la lettura del contachilometri. La misura è stata pensata per contrastare chiunque cerchi di manomettere il contachilometri.
Giro di vite sui test. Con la nuova prassi cambia anche il metodo di effettuazione del test. A svolgere le revisioni, infatti, saranno gli ispettori ministeriali oppure, in caso di centri di controllo privati, ispettori autorizzati che soddisfino i requisiti minimi di competenza e formazione, come riporta il decreto. Un bel cambio rispetto alla giungla italiana che esiste dal 2000, anno dal quale le revisioni possono essere condotte dalla Motorizzazione civile e anche da centri specializzati e da officine private, a cui la motorizzazione stessa rilasciava apposite concessioni, consentendo in pratica l’ingresso dei centri autorizzati nel business delle revisioni, cosa che ha contribuito non poco a gettare un’ombra sull’attendibilità dei test.
Più severità anche per il personale. Regole più severe, come dicevamo, anche per il personale che effettua i controlli e che deve possedere, d'ora in avanti, “un livello elevato” sia di capacità che di competenze, livello acquisito tramite “formazione iniziale e corsi periodici di aggiornamento” oppure tramite un “esame appropriato”. Il ministero stesso, inoltre, effettuerà verifiche sia sull’omologazione delle apparecchiature usate che sulla preparazione del personale potendo, se lo ritiene, revocare la licenza a chiunque non rispetti gli standard. E non è ancora finita: un organismo di supervisione, infatti, dovrà vigilare costantemente sui centri di controllo.
Obbligo di revisione invariato nei tempi. Resta invariato soltanto l'intervallo di tempo per la revisione: il primo controllo va fatto quattro anni dopo la prima immatricolazione, successivamente la revisione deve essere effettuata ogni due anni finché la vettura sia iscritta al Pra, al Pubblico registro automobilistico, e anche per i veicoli di interesse storico . Chiunque sia sorpreso a circolare con un'auto non revisionata rischia multe da 168 a 674 euro, raddoppiabili in caso di recidiva. Un rischio non da poco, visto che, ulteriore aggravio, se l'auto non è in regola con le revisioni, l'assicurazione, in caso di incidente, ha diritto a rivalersi sull'assicurato.
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