Danni biologici e rimborsi
10 mag 2011 | 2 min di lettura
Danno biologico: per la Consulta non si può valutare caso per caso
Un incidente stradale può lasciare danni permanenti, molto spesso anche di piccola entità. Per questo, è rimasto sempre aperto il dibattito sull’ammontare degli eventuali risarcimenti da parte delle compagnie assicurative: è giusto che ci siano tabelle tariffare così rigide? Non si dovrebbe personalizzare la cifra a seconda del caso? La “diaspora”, in merito ai sinistri, resta aperta.
Poche settimane fa, il giudice di pace di Torino ha sollevato la questione di illegittimità costituzionale su questa famigerate tabelle rigide, contenute nell'art.139 del d.lgs. 7 settembre 2005, n.209, dove si tratta il tema di risarcimento del danno biologico derivante da lesioni di lieve entità. Secondo il giudice infatti, questi criteri così rigidi non consentono un risarcimento adeguato e integrale alla persona danneggiata.
Per la Corte costituzionale, le cose almeno per ora debbono rimanere come stanno. Infatti, la questione sollevata dal giudice è stata ritenuta “inammissibile” dalla consulta proprio lo scorso 28 aprile con l’ordinanza numero 157 del 2011. Secondo la Corte la questione non può essere tenuta rilevante: troppi i punti da prendere in considerazione, dall’età del danneggiato all’entità del danno e del conseguente risarcimento richiesto. Quindi valutare caso per caso risulta impossibile.
Fin da quando le tabelle ministeriali relative alle lesioni micro-permanenti furono introdotte, sono sempre state sollevate questioni di illegittimità costituzionale, soprattutto con riferimento alla disciplina di cui all'art. 5 della l. n. 57/2001, impugnata più e più volte, e tali questioni sono sempre state bollate come inammissibili dalla Corte Costituzionale. Eppure, di fronte al danno biologico derivante da un sinistro stradale, ci vorrebbero comunque criteri più congrui per stabilire l’entità del danno. Al momento restano dunque le tabelle ministeriali di riferimento, ma il dibattito è destinato a proseguire ancora.
di Valerio Mingarelli
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