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Danni punitivi, primi passi anche in Italia

5 ott 2017 | 3 min di lettura

A stabilirlo una sentenza della Corte di Cassazione

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Una sentenza delle della Corte di Cassazione potrebbe aprire la strada per l’introduzione anche in Italia di una nuova tipologia di danni per cui è possibile chiedere il risarcimento davanti ad un giudice. Si tratta dei cosiddetti “danni punitivi”, una tipologia finora non prevista dall’ordinamento  giuridico italiano ma solo da quello anglosassone.

In questo momento in Italia è possibile infatti chiedere il risarcimento solo per determinate categorie di danni: vi sono i danni alle persone che comprendono il danni fisici (da cui è possibile tutelarsi attraverso polizze infortuni, polizza vita…), i danni morali, il danno biologico e il danno patrimoniale. Vi sono poi i danni materiali che colpiscono le cose, gli oggetti e le proprietà e che, ad esempio, possono essere coperti attraverso polizze casa.

D’ora in poi però i tribunali italiani potrebbero essere chiamati a giudicare anche sulle richieste relative a danni punitivi:  in pratica, rispetto ad un danno già causato a qualcuno (materiale o di altro tipo) si potrà essere chiamati a dover rispondere anche del danno “aggiuntivo”  e quindi a dover pagar un risarcimento “aggiuntivo” rispetto a quanto già dovuto. In pratica questo tipo di danno  consiste in una specie di “aggravante” per chi lo commette: proprio come una punizione, infatti, si viene chiamati a risarcire un importo extra rispetto a quello già corrisposto per risarcire in senso stretto il danno causato.

Finora le sentenze straniere che condannavano al pagamento dei danni punitivi non potevano essere riconosciute in Italia. Ma con la recente sentenza  nr. 16601/2017, pronunciata a Sezioni Unite e depositata il 5 luglio, la Corte di Cassazione ha aperto una nuova era, di cui anche le compagnie assicurative potrebbero tener conto in futuro nel valutare i rischi di determinati comportamenti.

La Corte di Cassazione si è espressa su una vicenda ben precisa: un motociclista gravemente infortunato a seguito di un incidente ha promosso una domanda di risarcimento danni in Florida, negli Stati Uniti. Il processo ad un certo punto chiama però in causa oltre alla società italiana che ha prodotto il casco indossato dal motociclista, e che si è rivelato difettoso al momento dell'incidente, anche l’importatore e il venditore.

Durante il processo il venditore ha raggiunto un accordo con la giustizia versando per circa un milione e mezzo di dollari: una cifra considerevole e comprensiva di danni punitivi che secondo la società italiana, che ha prodotto il casco, non potevano essere richiesti in Italia in quanto non previsti dal nostro ordinamento.

Con la sentenza della Corte, invece, quanto disposto dal tribunale della Florida, che ha imposto il risarcimento per danni punitivi, deve essere riconosciuto anche in Italia. La logica conseguenza, dato che le sentenze della Corte di Cassazione adottate a Sezioni Unite dettano di fatto ai tribunali italiani l’orientamento giuridico da seguire, è che d’ora in poi  le sentenze straniere che implicano il risarcimento di danni punitivi potranno, ma solo a determinate condizioni, essere riconosciute e applicate anche in Italia.

Ma attenzione a considerare tale fatto come il via libera a tutti i risarcimenti dei danni punitivi: quanto indicato dalla Corte non obbliga ancora i giudici italiani ad accogliere le domande per danni punitivi nell’ambito di cause instaurate in Italia e quindi disciplinate in tutti gli aspetti dal diritto italiano. Per far sì che ciò avvenga, è infatti necessario che vi sia un ulteriore intervento legislativo su misura che vada a disciplinare la materia.

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