Guida autonoma “più difficile del previsto”. Parola di Elon Musk
23 lug 2021 | 3 min di lettura
La complessità principale risiede nelle infrastrutture
Questa volta anche il più accanito fan della guida autonoma ha dovuto frenare. Elon Musk, presidente di Tesla, ha ammesso che raggiungere l'obiettivo è più complicato del previsto: “Non mi aspettavo che fosse così difficile”, ha scritto su Twitter.
Appena sette mesi fa, Musk parlava di guida autonoma su Tesla entro il 2021. A maggio una prima dimostrazione di cautela, sempre su Twitter.
L'imprenditore aveva sottolineato come la complessità non fosse tanto legata alla tecnologia di bordo quanto a quella delle infrastrutture: “L'intero sistema stradale è disegnato per reti neurali biologiche con immagini ottiche”.
Tradotto: il mondo che ci circonda è fatto per gli umani, non per le auto governate dall'intelligenza artificiale.
Quali sono gli ostacoli
Le parola di Musk hanno avuto grande eco perché è lui a pronunciarle, non certo perché sono novità assolute.
In pochi mettono in discussione le potenzialità della guida autonoma e la sua portata dirompente sul mercato automobilistico e su quello assicurativo. Ma in tanti si sono dimostrati molto più cauti sui tempi.
Un'analisi commissionata dall'Automobile Club tedesco stima un percorso molto più lungo: si potrebbero vedere le prime vetture a guida autonoma in autostrada, ma solo dal 2030 in ambito urbano e grazie a un'evoluzione graduale.
Un'auto in grado di muoversi dalla partenza all'arrivo senza alcun aiuto umano potrebbe iniziare a essere più consueto a partire dal 2040.
John Krafcik è l'ex ad di Waymo, la società controllata da Alphabet che sviluppa soluzioni di guida autonoma. Non può certo dirsi un oppositore delle nuove tecnologie, ma ha definito la guida autonoma “un traguardo ancora lontano”.
E il motivo è quello accennato da Musk a maggio: “Non bastano i lidar, le videocamere, i sensori e l’AI della macchina. Occorre trasformare anche le strade in interfacce che reagiscono in tempo reale e senza alcuna latenza”.
La tecnologia a bordo
Le infrastrutture sono effettivamente un tema decisivo. Perché una vettura possa dirsi autonoma deve dialogare con quello che ha intorno, attraverso una comunicazione sempre meno “visiva”.
Come dimostrano gli incidenti avvenuto con autopilota inserito, però, neppure la tecnologia a bordo pare matura: riconoscere un ostacolo (che può avere forme differenti) e adattarsi alle diverse condizioni ambientali è una sfida tutt'altro che vinta.
A che livello siamo
C'è poi un tema terminologico, sui cui spesso si fa confusione. La guida autonoma prevede un intervento marginale o inesistente dell'uomo.
Esiste anche una scala, in sei livelli, che ne definisce l'evoluzione:al livello 0 c'è l'assenza di automazione, al livello 1 la guida assistita, al 2 la semi-autonoma, al 3 la semi-autonoma avanzata, al 4 quella altamente automatizzata e al 5 la guida completamente automatizzata.
Oggi, a seconda delle versioni più o meno critiche, le vetture attuali si muovono tra il livello 1 e il 3. La strada è ancora lunga.
L'impatto sulle assicurazioni
L'evoluzione della guida autonoma viene guardata molto da vicino anche dalle compagnie assicurative.
Le auto driverless, oltre a elaborare una enorme mole di dati, dovrebbero rivoluzionare le polizze che conosciamo oggi. L'assicurazione auto è infatti basata sul concetto di responsabilità, che nel caso di guida autonoma si sfuma: al volante, infatti, non c'è una persona ma un'intelligenza artificiale.
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