Il coronavirus cambierà il modo di comprare un'auto?
20 apr 2020 | 3 min di lettura
Ecco una recente ricerca di Ipsos
Tra i tanti settori azzoppati dal coronavirus e dalle misure per contenere il contagio c'è l'automotive. A marzo, le immatricolazioni in Europa sono state meno della metà rispetto allo stesso mese del 2019, affondando sui livelli più bassi degli ultimi trent'anni, con un conseguente calo delle polizze Rc auto. Guardando oltre la crisi, una ricerca di Ipsos ha provato a capire quale potrebbe essere il futuro del settore, non tanto in termini di futuri acquisti ma (soprattutto) di abitudini di consumo. Lo ha fatto guardando all'unico Paese che, in questo momento, si può dire davvero giunto alla “fase 2”, quella della ripartenza: la Cina.
Il risultato più chiaro è una rinnovata attrazione verso le auto. I cittadini che tenderanno, dopo il coronavirus, a utilizzare la propria vettura sono il 66%. Un percentuale quasi doppia rispetto al pre-epidemia. Chi utilizzerà come soluzione preferita bus e metropolitane è invece passato dal 56 al 24%. Ridotta, anche se in modo meno sensibile, è la propensione a prendere un taxi o utilizzare un'app di car hailing (come Uber). La motivazione che spinge a mettersi al volante è spesso il timore di contagio: i mezzi pubblici sono visti come meno sicuri. Lo conferma un altro dato: il 72% degli intervistati dichiara di aver rafforzato l'intenzione di comprare un'auto e il 66% di puntare ad acquistarla entro sei mesi. La principale ragione è sempre legata al Covid-19: “La guida riduce il rischio di contrarre l'infezione” è una motivazioni indicata da più di tre cittadini cinesi su quattro.
Oltre alla volontà di comprare ci sarà anche un modo diverso di farlo. Gli intervistati dimostrano di voler usare, molto di più, i canali digitali. Le app della casa automobilistica, i canali social e i siti (che fino a ora hanno avuto un ruolo accessorio) promettono di diventare il punto d'incrocio privilegiato tra potenziali clienti e produttori. A differenza del trasporto, in questo caso non si tratta di un gioco “a somma zero”. L'interesse nei confronti dei punti vendita fisici, quindi, non calerà in modo significativo, ma il processo di acquisto sembra andare sempre più verso il digitale, limitando la presenza in concessionaria. E, ancora una volta, pare che l'epidemia abbia un ruolo determinante: il 42% degli intervistati provenienti dalle zone più colpite afferma di essere interessato a progetti di vendita e acquisto online, costituiti da negozi online, realtà virtuale e aumentata, video. La quota sale al 79% se si considerano gli interessati a servizi come un test drive o la consegna dell'auto a domicilio. Ancora una volta l'imperativo è limitare i contatti fisici.
Non è detto che l'intenzione si traduca in acquisto e che la risposta a un sondaggio guidi il comportamento futuro. La Cina, così come gli altri mercati, dovrà fare i conti con la crisi economica. Ed è chiaro che meno soldi in tasca riducano la propensione a comprare un'auto. Ma il sondaggio mostra quanto possa essere forte e duraturo l'effetto coronavirus, anche in modi non del tutto prevedibili, ai quali anche i prodotti e i servizi assicurativi dovranno adattarsi.
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