Il futuro di assicurazioni e intelligenza artificiale in Ue
21 set 2021 | 2 min di lettura
Ecco perché è intervenuta la Commissione europea
Lo dicono il mercato e la volontà degli utenti: le assicurazioni del futuro saranno sempre più personalizzate, grazie alla capacità di raccogliere ed elaborare dati. Svolgerà quindi un ruolo fondamentale l'intelligenza artificiale, tecnologia con potenzialità enormi ma anche portatrice di rischi notevoli.
Ecco perché la Commissione europea sta lavorando per costruire un regolamento che definisca i limiti di uno strumento tanto prezioso quanto – se mal utilizzato – pericoloso.
Che cos'è l'intelligenza artificiale?
L'orientamento Ue è stato sposato da Insurance Europe: la federazione europea che rappresenta le società di assicurazioni e riassicurazioni ha “accolto con favore” l'obiettivo generale di creare un quadro di requisiti “proporzionato” e “trasversale”, che fissi dei principi chiari ma “non limiti o ostacoli lo sviluppo tecnologico e l'innovazione”. Norme troppo stringenti potrebbero infatti sedare un settore che corre veloce, finendo con il favorire i concorrenti extra-Ue.
Insurence Europe sottolinea però che armonizzare assicurazioni e intelligenza artificiale “richiede una definizione molto chiara e precisa” di cosa sia l'intelligenza artificiale. La questione è tutt'altro che semplice.
La Commissione ha, per il momento, accolto la definizione dell'Ocse, secondo la quale l'AI è “un sistema basato su macchine che, per un dato insieme di obiettivi definiti dall'uomo, è in grado di fare previsioni, raccomandazioni o decisioni che influenzano ambienti reali o virtuali”.
Il rischio confusione
La federazione delle compagnie assicurative apprezza che sia stata adottato un approccio di un organismo internazionale come l'Ocse, perché il regolamento si rivolge a un sistema “intrinsecamente globale” come quello dell'intelligenza artificiale.
Insurance Europe non ha però condiviso appieno la definizione di AI proposta all'articolo 3 del progetto di regolamento, che “amplia notevolmente” quella dell'Ocse e parla anche di “software”. Un allargamento che potrebbe “generare confusione e mancanza di certezza giuridica”.
La federazione ha quindi chiesto che la definizione di intelligenza artificiale venga “ristretta, per essere pienamente allineata con l'Ocse” ed evitare attriti tra il regolamento europeo, le leggi nazionali e quelle internazionali.
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