In arrivo la patente progressiva anche in Italia?
4 lug 2018 | 3 min di lettura
In Italia, nel 2016, i giovani tra i 15 e 24 anni feriti sulle strade sono stati 45mila
L'Università Cattolica di Milano, nei giorni scorsi, ha deciso di approfondire il tema del rapporto tra giovani alla guida e sicurezza. Col seminario “Neopatentati: categoria a rischio?”, curato tra gli altri dall’Unità di ricerca in psicologia del traffico della stessa Università, l'ateneo ha dato la stura a una serie di discussioni su un argomento attuale anche in termini di impatto sull'RC auto. Dalla discussione è emerso che, anche in Italia come in altri Paesi europei, si fa largo l'ipotesi di adottare la patente progressiva che dovrebbe accompagnare il neopatentato nei primi anni di guida, verificandone abilità e compatibilità con le norme del codice della strada, prima di diventare definitiva, consentendo il rilascio della patente vera e propria.
La fascia più critica per mortalità va dai 15 ai 25 anni. Il punto di partenza sono i dati (allarmanti) sugli incidenti stradali, resi noti dall’European transport safety council, secondo cui nella fascia di età che va dai 15 ai 29 anni la principale causa di morte è legata a incidenti stradali. A rischiare di più sono i giovani dai 15 ai 25 anni, fascia di età che risulta essere la più critica ma anche quella soggetta ai rischi maggiori. I dati dell'Etsc europeo sono confermati anche in Italia: nel 2016 si sono registrati 418 morti e 45.924 feriti nella fascia di età compresa fra 15 e 24 anni: i guidatori tra i 20 e i 24 anni sono i più esposti al rischio, visto che rappresentano la fascia di età col maggior numero di morti (260 in un anno) e di feriti (27.004 in un anno).
Cosa fa dei ventenni una categoria a rischio? Secondo le ricerche, incide soprattutto la percezione del rischio particolare che si ha in questa fascia d’età. Ma incide anche l'esperienza alla guida (scarsa) e le tante distrazioni causate dall'uso (smodato) dello smartphone alla guida. Secondo gli esperti, per invertire la tendenza di questi comportamenti, pericolosi per sé e per gli altri, si potrebbe arrivare proprio dalla patente progressiva, che prende spunto dai due sistemi usati attualmente, ossia la patente di secondo livello e quella graduale. Un sistema che prevede un percorso formativo che consentirebbe l’ottenimento della patente per gradi, a seguito di vari esami, di diversi periodi di pratica in strada e di vari momenti di verifica della condotta tenuta alla guida. Una formazione che prevede l'incentivo alla pratica e, al contempo, una serie di supporti educativi, anche psicologici, finalizzati alla prevenzione.
In Europa c'è il training alla guida. Il sistema del training alla guida è noto in diversi Paesi europei: in Norvegia, ad esempio, da quando è stato introdotto ha contribuito a far scendere del 73% (dai 49 nel 2010 ai 13 del 2017) i morti per incidente stradale di età compresa tra 16 e 24 anni. Come Austria, Islanda, Svizzera e Lituania, anche la Norvegia ha adottato la patente di secondo livello: negli Stati Uniti, in Canada, Australia e Nuova Zelanda, invece, è in vigore la patente graduale.
Un sistema ottimale. Quello della patente graduale è un sistema che dà buoni frutti: lo dimostrano ben 34 studi condotti tra Stati Uniti e Canada, che hanno messo in risalto come, grazie alla sua introduzione, sono diminuiti del 36% gli incidenti in cui sono coinvolti ragazzi di 16 anni. In Australia la riduzione degli incidenti gravi e di quelli mortali che coinvolgono giovani tra i 18 e i 20 anni al loro primo anno di guida è stata del 31%. In Italia, secondo gli esperti, qualora venisse presa in seria considerazione a livello legislativo, la patente progressiva potrebbe aiutare a ridurre sensibilmente i numeri di incidenti che coinvolgono i giovani, ancora troppo alti.
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