Investimenti: per gli italiani il rendimento è questione di fortuna
25 mag 2023 | 3 min di lettura
La finanza resta un mistero per molti risparmiatori
Ben quattro risparmiatori su dieci dichiarano che nell’ultimo anno, a causa dell’elevata inflazione, hanno cambiato le proprie idee su come impiegare i risparmi. Molti di loro però non sono in grado di scegliere una soluzione alternativa al parcheggio sul conto corrente. Occuparsi infatti dei propri soldi, per investirli in qualcosa in grado di generare un rendimento, appare quasi un’impresa “titanica”.
Più in generale tutte le scelte che implicano una gestione del denaro appaiono non solo noiose ma anche difficiliincluse quelle relative alle necessità della vita quotidiana, come l’apertura di un nuovo conto corrente fino alla stipula di un assicurazione Rc auto o di una polizza casa. A bloccare la maggior parte degli italiani è la mancanza delle nozioni di base di finanza personale.
A sottolineare come il fenomeno sia molto diffuso è il quarto Rapporto Censis-Assogestioni dal titolo II risparmiatori oltre la crisi.
Inflazione, questa sconosciuta per il 40% degli italiani
Il rapporto realizzato dal Censis è stato realizzato nel concreto somministrando quattro quesiti a un campione per verificare la reale conoscenza dell’inflazione, dell’effetto di tassi attivi sui depositi, di tassi passivi sui prestiti, della differenza tra azioni e obbligazioni.
Il 40,9% dei risparmiatori italiani non conosce l’effetto dell’inflazione sul potere d’acquisto dei redditi, il 35% non sa come opera il tasso di interesse attivo su un conto corrente, il 47,8% non comprende gli effetti del tasso di interesse passivo su un prestito bancario, il 41,6% non sa distinguere tra azioni e obbligazioni. Sui quattro quesiti di verifica della reale educazione finanziaria, il 26,2% degli italiani ha risposto correttamente a due quesiti, il 16,2% ha risposto correttamente a un solo quesito, il 9,1% a nessun quesito.
Tra le persone che dichiarano di sapere che cos’è l’inflazione, 4 su 10 non sanno che riduce il potere d’acquisto dei redditi. Vale per il 34,2% dei laureati, il 38,2% dei diplomati e il 63,2% di chi detiene titoli di studio più bassi. La verifica delle reali conoscenze finanziarie smentisce inoltre l’autovalutazione positiva di molti risparmiatori. Tra coloro che pensano di avere adeguate conoscenze finanziarie, il 25,4% ha risposto bene a due quesiti, il 15,4% a un solo quesito, il 7,1% a nessun quesito.
Investimenti giusti? Una questione di fortuna
La presunzione di sapere però espone al rischio di fare scelte finanziarie sbagliate. Il 40,2% di chi è convinto di possedere adeguate conoscenze finanziarie ha sperimentato perdite sui propri investimenti rispetto al 29,8% di chi pensa di non avere adeguate conoscenze in materia. L’eccesso di fiducia nelle proprie competenze porta infatti ad abbassare la guardia e ad esporsi di più.
Tra chi pensa di possedere ottime o buone conoscenze finanziarie, il 14,3% è pronto a prendersi alti rischi per ottenere subito rendimenti elevati rispetto al 7,9% di coloro che pensano di non avere sufficienti competenze.
Il 37,4% dei risparmiatori pensa che gli investimenti che hanno ottenuto un rendimento siano dovuti solo al caso. Lo pensa il 43,9% di chi è in possesso di un basso titolo di studio, ma anche il 39,2% dei diplomati e il 32,5% dei laureati. Per tanti risparmiatori investire è come giocare al superenalotto: conta solo la buona sorte. Il 46,6% di chi non possiede adeguate competenze finanziarie pensa che i buoni investimenti dipendano dalla fortuna, ma anche il 30,8% di chi dichiara di essere competente in materia.
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