La Liguria crolla sotto il peso di piogge e scarsa manutenzione
8 gen 2020 | 3 min di lettura
La rete autostradale è la prima a farne le spese
Rallentare. È questo l'imperativo categorico che gli automobilisti liguri si trovano ad applicare quotidianamente passando sulla rete autostradale della regione. Una specie di mantra, per rassegnarsi allo slalom tra le decine di cantieri (Aspi parla di 20), cambi di corsia, restringimenti di carreggiata e allagamenti, che costellano la rete autostradale (e non solo quella). Un esempio è il tratto Genova Masone, 36 chilometri, tempo di percorrenza: due ore circa. È la triste realtà dopo il 30 dicembre scorso, quando un masso è crollato all'interno della galleria Bertè costringendo Autostrade a chiudere il transito in galleria. A fare le spese del disagio sono gli automobilisti della Liguria, terza regione in Italia nel 2019 per incremento di sinistri con colpa (+4,7%), già pronti a subire un rincaro dell'Rc auto nel 2020 e mazziati da pedaggi autostradali che in molti contestano.
Uno slalom continuo. La galleria Bertè, attualmente, è chiusa in direzione Genova: prima di entrare, avviene lo scambio di carreggiata che costringe gli automobilisti al solito slalom tra i paletti e, conseguenza immediata, crea code chilometriche visto che l'autostrada si restringe da tre corsie a una in senso contrario. Solo dalla mattina del 4 gennaio, inoltre, si può entrare al casello di Masone per dirigersi direttamente verso Genova, senza dover tornare indietro passando per Ovada, dove, peraltro, è chiusa anche la statale in direzione Genova, causa una serie di frane che ne rendono impossibile la percorrenza.
Lo stato delle gallerie di questo tratto autostradale è pietoso. Si vedono chiaramente, a occhio nudo, infiltrazioni d'acqua, paratie instabili. Il 5 gennaio scorso, un pezzo di ondulina, la paratia di ferro che riveste l’interno delle gallerie autostradali, si è staccato sulla A26, dopo il casello di Masone, in direzione sud, proprio nel tratto a doppio senso a valle del bypass attivato per sopperire alla chiusura della galleria Bertè, interessata dal crollo dello scorso 30 dicembre.
Intanto dilaga il malcontento. Assotrasporti, l'associazione dei trasportatori, ribadisce la richiesta di esenzione totale del pedaggio per tutti i liguri e per tutte le autostrade presenti nel Paese. Respinte al mittente, dunque, perché ritenute misure insufficienti, sia la riduzione del pedaggio del 50% per il tratto interessato dal crollo sia il termine dei lavori di verifica sulle gallerie di competenza entro due mesi, disposte da Aspi.
Autostrade di pastafrolla. Il problema è che un po' tutta la rete autostradale ligure sembra sbriciolarsi come pastafrolla costringendo a prendere provvedimenti che non agevolano la circolazione. Ultimo in ordine di tempo, sulla A10 Genova-Savona, per consentire interventi di manutenzione (in orario notturno) delle barriere antirumore, è prevista la chiusura dell’uscita Genova Prà, per chi proviene da Genova dalle 22 di mercoledì 8 alle 6 di giovedì 9 gennaio e quella dell’entrata Genova Pegli, verso Genova, dalle 22 di giovedì 9 alle 6 di venerdì 10 gennaio. In alternativa, Autostrade consiglia di uscire ad Arenzano e di entrare a Genova ovest, sulla A7 Serravalle-Genova. Peccato che, ad esempio, superata Arenzano, verso Genova, dopo la frana infinita del 2016 aggravata da un'altra frana a novembre 2019, lo scambio di carreggiata imponga di guidare lungo una sola corsia, con le aree di sosta tutte occupate da mezzi e materiali di chi lavora alla posa delle barriere anti-rumore.
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