La nuova battaglia sui limiti di velocità
29 gen 2020 | 3 min di lettura
Torna l'ipotesi dei 150 km/h in alcuni tratti autostradali
Torna prepotente l'idea di innalzare il limite di velocità a 150 km/h in autostrada. Nonostante gli studi che dimostrano la pericolosità della cosa, la prossima settimana approderà alla Camera la discussione circa la riforma del Codice della Strada, quella che a luglio scorso è stata stoppata dalle perplessità della Ragioneria dello Stato circa gli aggravi finanziari previsti. Al di là del giudizio della Ragioneria, restano alcuni nodi da sciogliere, uno dei quali è proprio quello di vedere se sia il caso di innalzare la velocità a 150 km orari in alcuni tratti autostradali (l'altro è se applicare o no il divieto di fumo per i guidatori). Un tema, quello della velocità, che torna spesso in ballo e porta con sé polemiche, soprattutto in tema di sicurezza e, di riflesso, in tema di innalzamento di tariffe già di per sé gravose come l'Rc auto.
Asaps: i 150 orari sono uno spot. “Il limite a 150 km orari non serve a niente: correremo di più per fermarci più spesso in coda”. È questo il proclama dell'Asaps, l'Associazione amici della polizia stradale, decisamente contraria all'iniziativa. “È matematico: più velocità più tamponamenti e più interruzioni in coda. Un aumento della velocità serve solo a consumare e a inquinare di più”, sottolinea Giordano Biserni, presidente Asaps. Secondo lui, siamo l’unico paese al mondo a voler alzare i limiti. Non solo: una conseguenza dell'innalzamento dei limiti sarebbe l'onere di rivedere il sistema del prelievo dei punti della patente. “Arriveremo all’assurdo che si potrà correre fino a 200 km/h con il prelievo di tre punti dalla patente e pagando appena 173 euro, ridotti a 121,1 se si paga entro cinque giorni, per chi rischia di massacrare gli altri ma togliendone cinque a chi non si allaccia le cinture di sicurezza, mettendo in pericolo solo sé stesso”, sottolinea Biserni.
150 orari, un ritorno di fiamma. Quello del limite di velocità a 150 chilometri orari è un ritorno di fiamma che fa riflettere. La Germania, infatti, che è alle prese con il calo della produzione di mezzo milione di auto (dati 2019), sta cercando di difendere il caposaldo nazionale, ossia l'assenza di limiti di velocità, applicato sul 79% della autobahn. Ma non tutti sono d'accordo. Se, infatti, da una parte, la Vda, la Verband der automobilindustrie, l'associazione tedesca dell'industria automotive, ribadisce l'opposizione all'introduzione di un tetto alla velocità sulle autostrade per ridurre le emissioni di biossido di carbonio, l'Adac, ossia la Allgemeine Deutsche Automobil-Club, che raggruppa 21 milioni di soci, si è dichiarata “non più pregiudizialmente contraria” a imporre il limite di velocità.
A 150 orari in autostrada si rischiano 400 morti in più ogni anno. È dal 2001, con l'allora ministro Lunardi, che si discute di innalzare a 150 chilometri orari il limite di velocità in autostrada. Nel frattempo, si sono moltiplicati gli studi, quasi tutti che attestano come aumentando il limite aumenta il rischio di incidenti (e di morti). In uno degli ultimi studi in ordine di tempo, quello del 2018 condotto dal professor Claude Got, ex presidente del Consiglio scientifico del Ceesar, il Centre européen d’etudes de sécurité et d’analyse des risques ed esperto del Consiglio Nazionale della sicurezza stradale francese, emerge come in un paese grande come l’Italia si può stimare in 400 morti in più il pegno pagato all'aumento della velocità media di soli 5 km/h.
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