Le statistiche degli incidenti in Ue: record in Romania
13 ago 2020 | 2 min di lettura
Italia a metà strada tra i Paesi europei
Sono sempre meno le vittime di incidenti stradali nell'Ue, ma i target comunitari fissati non verranno raggiunti e restano ancora ampie differenze nazionali. La buona notizia, emersa dall'elaborazione di Aci e Istat, è che, tra il 2018 e il 2019 i morti sono diminuiti del 2,3%. Nell'arco di un decennio, la flessione è stata superiore al 22% e il tasso di mortalità (ossia le vittime di incidenti stradali per milione di abitanti) è passato da 62,8 a 48,1.
Come già nel 2018, la riduzione non ha interessato tutti i Paesi. Nel 2019 le vittime della strada sono in aumento in undici Paesi, tra i quali alcuni di più recente adesione all’Unione europea, come Slovenia (+12,1%) e Slovacchia (+7,0%), ma anche in quelli con una consolidata tradizione per la sicurezza stradale, come Danimarca (+17,1%) e Regno Unito (+4,7%). Guardando a un orizzonte più ampio, nell'arco del decennio, solo tre dei 28 Paesi analizzati: Malta (anche se su numeri molto bassi, vista la popolazione), Paesi Bassi e Regno Unito (dove però il tasso di mortalità resta tra i più bassi).
I passi avanti degli ultimi anni hanno portato l'Italia a metà strada. Non spicca per eccellenza ma è lontana dai peggiori. La diminuzione dei morti è simile a quella della media Ue, anche se il tasso di mortalità, pari a 52,6, è ancora oltre la media di 48,1. Il punto di riferimento resta la Svezia, con 21,6 vittime per milione di abitanti. All'altro capo della classifica ci sono Romania, con ben 96 morti ogni milione di residenti, Bulgaria (a quota 89,7) e Polonia (76,6). C'è però da dire che, nonostante i numeri restino allarmanti, in tutti e tre gli Stati il tasso era oltre quota 100 nel 2010.
Nonostante i passi avanti, però, è ormai sfumato il target fissato dieci anni fa dall'Ue: dimezzare le vittime della strada entro il 2020. In sostanza, per raggiungere l'obiettivo sarebbe necessario, in un solo anno, un calo dei morti superiore a quello registrato nei precedenti nove. Impossibile, anche se – come sottolinea l'Aci - i primi dati riferiti al 2020 “già segnalano forti diminuzioni di incidenti e vittime”. Si deve, in buona parte, al lockdown, come dimostra anche la riduzione dei sinistri registrati dalle assicurazioni. Ma, per quanto importante, neppure l'effetto della clausura forza permetterà riduzioni tali da consentire di raggiungere l’obiettivo.
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