Lo smartworking fa bene alla salute
14 mar 2019 | 2 min di lettura

Lavorare da casa fa bene alla salute: niente traffico, niente stress, ma solo il comfort dei propri spazi personali. A pensarla così è l’84% degli italiani secondo cui il cosiddetto smartworking, laddove possibile rispetto alla tipologia di lavoro svolto, potrebbe contribuire a ridurre lo stress (39%), fornire il vantaggio di lavorare in un ambiente confortevole e su misura (24%) e favorire una migliore gestione del proprio benessere grazie al tempo risparmiato nello spostamento casa -lavoro (21%).A metterne a fuoco i vantaggi è l’ultima ricerca dell’Osservatorio di Reale Mutua sul welfare che ha indagato la percezione degli italiani sul rapporto tra salute e ambiente di lavoro.
Oltre allo stress, citato da un italiano su tre come il principale fattore di rischio derivante dalle attuali condizioni di lavoro, vi è la postura (26%) e la sedentarietà (23%), mentre solo il 9% si dice preoccupato dalle possibili conseguenze sulla vista.
Se ci si sposta dall’ufficio alla fabbrica, le fonti di rischio cambiano: per chi svolge un’attività più fisica, il fattore che incide maggiormente sulla salute è il contatto, o l’esposizione, a sostanze chimiche potenzialmente nocive (38%), seguito dall’eventualità di cadute e infortuni (27%) e dai pericoli connessi al sollevamento di pesi e alla movimentazione di carichi (16%).
Per oltre un italiano su due (55%) a causare l’insorgenza di vere e propri problemi di salute sono in particolare alcuni fattori: la sottovalutazione dei rischi, le pressioni e le scadenze lavorative che possono indurre a comportamenti pericolosi o poco previdenti (36%) l’inadeguatezza dell’ambiente di lavoro stesso (32%). Per un ulteriore 20%, invece, la ragione risiede nella scarsa informazione in materia di sicurezza e salute fornita dal datore di lavoro.
Al contrario, invece, secondo gli italiani, dovrebbero essere le imprese stesse a tutelare di più e meglio i propri dipendenti. In ufficio, ad esempio tra i provvedimenti più graditi vengono citati: l’adozione di postazioni ergonomiche (55%), la possibilità di usufruire di polizze sanitarie (35%) e di abbonamenti a palestre e centri fitness (24%), nonché l’organizzazione di incontri con uno psicologo del lavoro (11%).
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