Polizza casa contro le calamità
2 nov 2010 | 3 min di lettura
Casa protetta da calamità naturali: situazione polizze in Italia
Un’assicurazione casa che protegga gli immobili dalle calamità naturali: se ne parla da anni, ma in Italia sono ancora poco più che una chimera. Eppure, introdurle in maniera decisa sarebbe assolutamente fattibile anche nel nostro Paese: lo rivela uno studio realizzato dall’Ania insieme al broker Guy Carpenter incrociando i rilevamenti Istat sul patrimonio abitativo della Penisola con quelli del Cresme sui preventivi di costo in caso di ricostruzione.
Il risultato è che i costi medi si aggirerebbero intorno ai 75 euro per unità abitativa, a fronte di una stima di danni calcolabile nell’ordine di 2,5 miliardi di euro all’anno. Il costo unitario di ricostruzione medio è risultato, invece, di 100 mila euro.
In Italia, è cosa nota, si parla di apertura a polizze in caso di disastri naturali solo in presenza di questi ultimi: è successo col sisma appenninico di Umbria e Marche nell’anno 1997, con quello del Molise nel 2002 e infine con quello ancor più drammatico del 2009 in Abruzzo. Al Sud, ogni qualvolta ci sono eventi naturali come alluvioni, frane o smottamenti si grida allo scandalo per le mancate tutele sugli immobili a rischio. La stessa cosa accade al Nord, sull’arco alpino, nei casi di slavine e valanghe. In paesi come Stati Uniti, Giappone, Gran Bretagna, Francia e Germania gli edifici situati in zone definite come ad alto rischio sono tutti assicurati.
Ma da noi queste ipotesi sono state sempre escluse, soprattutto per la poca convinzione dei grandi gruppi assicurativi che vedono questo ambito come poco conveniente, visti e considerati i costi ingentissimi che le catastrofi comportano. D’altronde, nei casi come quello de L’Aquila, neanche le risorse pubbliche si sono dimostrate sufficienti per tamponare realmente, se non risolvere, il problema.
Lo studio voluto dall’Ania vuol essere quindi un primo germoglio per un’apertura: certo, serve un ruolo centrale da parte dello Stato, oltre a un ruolo attivo delle grandi compagnie assicurative e degli istituti finanziari.
L’indagine fotografa anche le varie differenze territoriali tra le zone del Belpaese: il premio di un'eventuale polizza è calcolato dallo studio nell’ordine di 67 euro annui per ogni casa al Nord Italia, di 91 euro al Centro e di 72 euro al Sud. Un sistema per la copertura delle calamità naturali che sia efficiente e affidabile dovrebbe avere una capacità di circa 30 miliardi di euro, considerata un’esposizione ai rischi misurata in un arco di tempo di due secoli. Tra regione e regione i calcoli casa per casa presentano discrepanze di preventivi ancora maggiori: si va dagli 8,13 euro della Sardegna, ai 19 della Val D’Aosta e dai 23 del Piemonte fino ad arrivare alle stime più alte per Calabria (161 euro), Umbria (158 euro), Abruzzo (156 euro) e Sicilia (147 euro). Il valore del patrimonio abitativo del paese viene valutato, in totale, sui 3400 miliardi complessivi.
Ania e Guy Carpenter forniscono dunque un primo strumento per rompere l’immobilismo cronico in materia. Secondo le loro ipotesi, in circostanze di alluvioni, frane o terremoti andrebbero utilizzati i quasi 6 miliardi di euro che potrebbero essere presi dal patrimonio eccedente del mercato delle assicurazioni. Poi c’ l’eventualità di un ulteriore “tesoretto” di altri 6 miliardi che, si pensa, possa arrivare dai riassicuratori. Quindi ci sarebbero risorse del mondo della finanza attraverso i cat-bond, oltre alle obbligazioni catastrofali.
Poi ci sono sempre i presunti contributi statali. Con l’obbligo di copertura assicurativa le casse delle assicurazioni si accaparrerebbero premi annui per circa 1,5 miliardi di euro. Circa 700 milioni invece i soldi stimati per i riassicuratori e 500 milioni per finanziare i sopracitati cat bond. Insomma, un primo passo che consenta di andare oltre a quelle polizze già presenti che assicurano da danni atmosferici come vento, bufere o allagamenti.
di Valerio Mingarelli
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