Polizze mutui: Isvap contro Abi
11 ott 2010 | 3 min di lettura
La diatriba Isvap-Abi forse a una svolta
Quando si sottoscrive un mutuo per l’acquisto di un immobile, o anche un semplice prestito, le banche solitamente chiedono di mettere in atto una Protezione. In poche parole si tratta di polizze che proteggono il finanziamento. Quasi sempre, ormai, la richiesta di stipulare una polizza mutuo da parte degli Istituti è già prevista dal contratto. Per l’Isvap, cioè l’Istituto che ha il compito di vigilare sulle Assicurazioni Private e quelle di Interesse Collettivo, non è giusto che le banche costringano i propri clienti ad esborsi maggiori per prodotti assicurativi di cui esse stesse poi vanno a beneficiare. Prodotti la cui eventuale sottoscrizione dovrebbe essere a discrezione del cliente. Così, negli ultimi mesi si è assistito a un braccio di ferro tra Isvap e Abi (Associazione bancaria italiana) che a dicembre potrebbe portare a importanti novità.
L’Isvap, sostenuto con forza dalle associazioni dei consumatori, ha formulato un nuovo regolamento al fine di impedire alle banche di obbligare i propri clienti a pagare tutta una serie di commissioni assicurative che in realtà non sarebbero obbligatorie, e la cui convenienza va spesso tutta ad appannaggio degli Istituti Bancari stessi. L’Istituto di vigilanza ha fissato proprio nel mese di dicembre la data dalla quale questo nuovo regolamento verrà applicato ed entrerà quindi definitivamente in vigore.
Ma come funzionano nello specifico le assicurazioni su mutui e prestiti? Abbiamo accennato della polizza che tutela il finanziamento. Essa protegge chi sottoscrive il mutuo in caso di perdita (anche involontaria) del lavoro, malattia e tutti quegli impedimenti che porterebbero il mutuatario all’insolvenza. Se parliamo di mutui sulla casa, solitamente sull’immobile che si va ad acquistare c’è l’obbligo di una polizza scoppio o incendio, e fin qui d’accordo. Ma per tutto il resto, sostiene l’Isvap, le banche stanno rendendo obbligatorie protezioni che per legge invece obbligatorie non sono. Inserendo l’obbligatorietà nel contratto, il gioco è fatto.
Le somme da versare non sono poi così esigue, visto che vanno dal 2% del totale del prestito fino a punte del 6%. Per fare un esempio, su un mutuo da 100 mila euro il costo della polizza sul finanziamento può arrivare anche a 6 mila euro. La cifra totale del mutuo o del prestito non è ovviamente l’unico fattore che contribuisce a determinare l’importo del costo dell’assicurazione. Decisivi sono anche la tipologia di mutuo (tasso fisso o tasso variabile), la sua durata, l’età di chi lo sottoscrive, il suo stato patrimoniale e via dicendo. Certo, con i tempi che corrono, tra famiglie che si ritrovano con redditi esigui da un giorno all’altro, cassaintegrati che devono fare i conti con rate che diventano vere e proprie zavorre, infortuni sul lavoro che aumentano di anno in anno, proteggere un mutuo è tutt’altro che pratica sbagliata. E in caso di morte del titolare del mutuo, questi prodotti coprono l’intera somma. Ma l’Isvap (e non solo) si chiede quale necessità ci sia di renderlo obbligatorio, visto che i mutuatari che non hanno di questi problemi si trovano a pagare una cifra superiore che poi finisce nelle casse delle stesse banche o finanziarie.
L’Abi, come era ipotizzabile, vede in questo regolamento voluto dall’Istituto di vigilanza sulle Assicurazioni un paletto che vieta di inserire la polizza sul finanziamento già nei contratti. Spinta dai grandi gruppi bancari, l’Associazione ha così presentato ricorso al Tar, il quale si pronuncerà il 18 ottobre prossimo.
Per l’Abi questo tipo di polizze sono basilari per far sì che il costo dei finanziamenti non salgano alle stelle. Col crescere della rischiosità di milioni di clienti, le banche si troveranno infatti costrette a concedere credito a costi molto più alti come ha precisato lo stesso Massimo Roccia (direttore Abi).
Secondo le banche dunque questo regolamento va solo a danneggiare i clienti, che si troveranno costi più alti e, in caso di problemi di sorta, non vedrebbero salvaguardato il proprio patrimonio. La pronuncia del Tar, qualunque essa sia, avrà quindi una portata molto notevole sul sistema del credito in Italia.
di Valerio Mingarelli
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