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Profondo rosso per il mercato dell'auto italiano

6 mag 2022 | 3 min di lettura

profondo rosso per il mercato dell auto italiano

Il Dpcm automotive attende ancora di entrare in vigore

RC Auto: offerte da 131€*
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Ad aprile, secondo i dati del ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, il segmento automotive è crollato del 33% rispetto allo stesso mese 2021: le immatricolazioni si sono attestate a 97.339 unità contro le 145.243 di dodici mesi fa.

Niente da fare nemmeno per il primo quadrimestre 2022: da gennaio ad aprile, infatti,il mercato è precipitato del 26,5% rispetto a un anno fa e del 38,9% rispetto al 2019. Quest’anno, nei primi quattro mesi sono state immatricolate 435.647 unità a fronte delle 592.488 dei primi quattro mesi del 2021.

Previsioni per tutto il 2022

Proiettando il risultato dei primi mesi dell’anno su tutto il 2022, secondo Gian Primo Quagliano responsabile del Centro Studi Promotor, "si arriva a una previsione pari a 1.117.044 unità, un livello da anni '60 del secolo scorso", con eventuali ripercussioni anche sui settori connessi come quello assicurativo.

"Quello appena trascorso è stato un altro mese durissimo per le immatricolazioni, con il peggior segno negativo, sempre a doppia cifra, dall'inizio dell'anno – spiega Adolfo De Stefani Cosentino, presidente di Federauto, la Federazione dei concessionari auto. - Colpa, anche dell'operatività degli incentivi, rimasta ancora in sospeso: il Dpcm automotive firmato il 6 aprileattende ancora di entrare in vigore. In una situazione in cui il mercato è fermo, con una perdita di 156.800 pezzi rispetto ai primi quattro mesi del 2021, non riusciamo a capitalizzare le già basse intenzioni di acquisto della clientela che visita gli autosaloni: è a rischio la tenuta dei nostri bilanci e la sopravvivenza delle nostre imprese".

necessario – aggiunge il presidente di Federauto - velocizzare la messa a disposizione dei fondi stanziati dal governo, in modo da sciogliere l'incertezza che domina il settore e le vendite di veicoli green. Le decisioni di acquisto sono indebolite dall'aumento dei prezzi, a partire dai costi dei carburanti: si tratta di variabili che, se non adeguatamente compensate, rischiano di ridurre ancora di più il potere d'acquisto di famiglie e imprese. Sulla situazione, inoltre, incidono i timori legati al confitto in Ucraina e la carenza di alcune componenti essenziali per la produzione degli autoveicoli".

I canali di vendita

Ad aprilesi è assistito al deterioramento dei volumi di immatricolato un po’ in tutti i canali di vendita: quello dei privati registra un drastico calo del -40,2%. Pesante la flessione delle immatricolazioni a società (-24,3%) e male anche il noleggio (-20,6%). Analoga tendenza nel primo quadrimestre: il mercato dei privati scende del -29,1%, attestandosi a una quota del 61,5%, mentre quello delle società è in calo del 22,2% (quota 14,6%) e il noleggio -21,6% (quota 23,9%).

Tutte in terreno negative le case produttrici di automobili con pochissime eccezioni: Ds, per il Gruppo Stellantis, che cresce sia nel mese che nel quadrimestre; Dacia, per il Gruppo Renault, che mantiene il segno più da inizio anno e l'italianissima Dr, che triplica i volumi da gennaio. Anche Honda fa registrare una buona tenuta sul mese (+61%) e da inizio anno. Per il resto, a parte Tesla che ad aprile mostra un segno più anche se su volumi ridottissimi, non si salva nessuno.

"Gli incentivi pluriennali rappresentano un segnale importante nella graduale svolta verso le tecnologie a zero o ridottissimo impatto ambientale - aggiunge De Stefani - Tuttavia resta l'amaro in bocca per l'abbassamento delle soglie di prezzo massimo degli autoveicoli incentivabili e soprattutto per l'esclusione delle aziende dal godimento dei contributi statali. Sottolineiamo l'urgenza di reintrodurre con strumenti normativi anche l'acquisto in leasing per i veicoli commerciali e di rivedere l'attuale termine dei 180 giorni per completare le pratiche di prenotazione degli ecobonus - conclude il presidente di Federauto - Con gli attuali tempi di consegna, molto allungati nel tempo, di fatto è a rischio il riconoscimento dei bonus tanto attesi e con essi la già difficile transizione verso l'elettrico e le tecnologie compatibili con la riduzione delle emissioni di CO2".

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