Rc auto, lo scandalo Volkswagen lo pagano gli automobilisti
25 set 2015 | 3 min di lettura
Quanto potrebbe costare lo scandalo Volkswagen agli automobilisti
Finisce che il caso Volkswagen lo pagano gli automobilisti. E' questo l'inquietante scenario che si fa largo dopo la deflagrazione (annunciata?) dello scandalo emissioni che ha coinvolto nei giorni scorsi Volkswagen e Audi e che, pare, potrebbe coinvolgere in futuro tante altre case costruttrici (si parla di Bmw in primis). Il brutto della faccenda è che l'affaire, determinando lo sconvoglimento ormai obbligato nei test sulle emissioni, potrebbe ribaltarsi sugli automobilisti i quali, non contenti dei rincari continui di bollo e soprattutto di Rc auto, potrebbero presto trovarsi di fronte a nuovi rincari anche nei listini prezzi delle auto quando non nei costi dei consumi (effettivi, questa volta) delle stesse. Il diesel-gate, infatti, come è stato ribattezzato il recente terremoto nel mondo delle quattro ruote, imponendo un cambio drastico nei test emissioni potrebbe finire a favorire proprio le diesel penalizzando le auto ibride, quelle ad alimentazione mista elettrico-benzina, le supercar e le automobili di grossa cilindrata a benzina.
Test fasulli.Lo scenario vede una Ue che, finalmente dicono in molti, decide di cambiare drasticamente la metodologia dei test di omologazione. L'attuale legge, in vigore in 50 paesi, prevede che i consumi per i tragitti in città e per quelli su strada, vengano calcolati simulando un viaggio della macchina, messa su rulli speciali per, massimo, 1.180 secondi, cioè per circa 20 minuti. Sui rulli, con le gomme che ruotano a velocità di crociera (al minimo), 780 secondi servono a misurare il consumo evidenziato nel percorso urbano, alri 400 secondi il consumo durante un viaggio extraurbano: soltanto per un esiguo tempo, pari a 10 secondi, l'auto sui rulli tocca la velocità di 120 chilometri orari. E non è tutto. In aggiunta a questa situazione che definire paradossale è dire poco, le case costruttrici possono decidere di effettuare i test con l'aria condizionata spenta e pure con modelli che sono del tutto privi di accessori, cioè, in pratica, con modelli che non sono in vendita.
Cambia lo scenario. In sostanza, si vede chiaramente come il test sia effettuato in condizioni che nella realtà non esistono: una simulazione che, al momento, favorisce parecchio le auto ibride, che conducono quasi tutto il test in modalità elettrica, e quelle a benzina di grande cilindrata, che utilizzano durante il test soltanto un centesimo della loro potenza. Sono proprio questi due tipi di automobili a far registrare, finora, le più grandi differenze, nel ciclo medio, fra consumi ed emissioni: le diesel, invece, sono le auto che, sempre nel ciclo medio, rivelano le minori differenze fra consumi dichiarati e consumi reali nonostante che, almeno sulla carta, stante l'attuale sistema di omologazione, sembra consumino quanto quelle a benzina e a quelle ibride. Non a caso, d'altronde, al di là delle mere statistiche, continuano a preferire le automobili diesel, che alla fine si rivelano quelle che consumano poco, consentendo un risparmio maggiore nel serbatoio, anche se, avendo motori più potenti, pesano di più in portafoglio per quanto concerne bollo ed Rc auto.
Scandalo annunciato. Per quanto riguarda i dettagli sui cambiamenti dei test di omlogazione si sa ancora poco o niente: l'unica cosa certa è che i test diventeranno delle vere e proprie simulazioni (su strada) che possano dare l'effettiva portata di quanto l'auto dovrà poi fare, una volta messa alla prova in viaggio. Quel che è certo è che la svolta Ue, una volta attuata, dovrebbe mettere fine a una diatriba ormai diventata vecchia. Basti pensare che le prime denunce di questo scandalo risalgono a sei anni fa: nel 2009, il settimanale tedesco Bild e il periodico specializzato italiano Quattroruote denunciarono preoccupanti differenze fra consumi reali e consumi dichiarati nei test, differenze che andavano da un minimo del 17% a un massimo del 47%.
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