Sicurezza stradale: italiani bocciati per mancato uso delle cinture
12 nov 2020 | 3 min di lettura
Ad aprile, in Italia, si è ridotto del 79% il tasso di mortalità
Troppe vittime ancora sulle strade e le autostrade italiane. Ma non solo. Nonostante sia obbligatorio l’uso delle cinture di sicurezza, sia per i passeggeri dei sedili anteriori, sia posteriori, un numero ancora elevato di automobilisti italiani continua a non utilizzarle rischiando di subire non solo le multe, ma anche il taglio dei punti della patente nonché la riduzione di eventuali risarcimenti coperti dalla polizza rc auto in caso di incidente.
La bocciatura arriva senza tanti giri di parole, ma a suon di numeri forniti dall’ultimo Rapporto 2020 sulla sicurezza stradale dell’ITF (International Transport Forum) dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) che fornisce una panoramica della sicurezza stradale relativa ai 42 Paesi che partecipano al gruppo di lavoro permanente su questo tema ( il Gruppo IRTAD - International Traffic Safety Data and Analysis Group).
Effetto Covid
L’emergenza Covid19, limitando gli spostamenti, ha avuto come effetto quello di abbassare in maniera significativa il numeri di incidenti sulle strade nei primi mesi del 2020, anche se la riduzione della mortalità pur molto elevata, non in tutti i Paesi è stata proporzionale alla contrazione del traffico. In Italia la riduzione della mortalità ad aprile 2020, rispetto allo stesso mese del 2019, è stata molto forte e pari al 79%, in Francia del 56%, in Spagna del 49%, mentre in Germania solo dell’1%.
Strade killer
Il rapporto ITF evidenzia che nell’ultimo decennio, nei 22 Paesi di cui è possibile avere questa tipologia di dati, le strade più sicure rimangono le autostrade, mentre le strade extraurbane registrano il tasso di mortalità più elevato: dal 36% del Portogallo al 73% della Nuova Zelanda, mentre in Italia le vittime su quelle statali rappresentano circa il 50% del totale delle vittime della strada, peraltro con un tasso molto elevato di mortalità anche nelle strade urbane, di poco superiore al 40%.
In Italia nel 2019 si sono registrate 3.173 vittime, con una riduzione rispetto alle 3.334 del 2018 ed un tasso di mortalità di 5,5 vittime per 100 mila abitanti. Lo studio mostra che in alcuni Paesi è stato adottato un limite di velocità ridotto a 30 Km/h nei centri urbani (Oslo, Toronto, Monaco di Baviera, Madrid), e che l’utilizzo delle cinture di sicurezza ha ridotto di molto la gravità degli effetti degli incidenti.
L’utilizzo delle cinture in Italia e all’estero
L’utilizzo delle cinture nei sedili anteriori oscilla in media (dati 2019 o 2018) tra l’80 ed il 90% (es: Spagna, Stati Uniti, Serbia), arrivando intorno al 100% in Francia, Germania, Giappone, Svezia, Canada, con l’Italia che invece si colloca al terzultimo posto dei 34 Paesi monitorati, insieme a Messico ed Argentina, con solo poco più del 60% di utilizzo delle cinture anteriori, obbligatorie dal 1988.
L’utilizzo delle cinture sui sedili posteriori risulta ancora più basso rispetto a quelle anteriori: solo in Germania, Austria, Norvegia, Australia Canada e Repubblica ceca, l’utilizzo è superiore al 90%, mentre resta sotto l’80% nella metà dei 36 Paesi in cui sono disponibili dati, collocandosi al di sotto del 40% in 5 Paesi (Giappone, Costa Rica, Marocco, Uruguay, Argentina), con tassi del 20% circa in Serbia, Messico, Chile e Malesia. L’Italia si colloca al penultimo posto della classifica, con solo l’11% di utilizzo delle cinture posteriori, obbligatorie dal 1994 nel nostro Paese.
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