Smart mobility: oltre 17 milioni i veicoli in Italia sono connessi
1 giu 2021 | 3 min di lettura
Quasi otto italiani su dieci hanno intenzione di acquistare un'auto connessa
Nonostante gli italiani abbiano sicuramente usato meno l’auto nel corso del 2020, anche per effetto delle limitazioni degli spostamenti per fronteggiare l’epidemia da Covid19, l’interesse per i nuovi dispositivi digitali in grado di migliorare l’esperienza di guida è cresciuto.
Secondo l’Osservatorio Connected Car & Mobility della School of Management del Politecnico di Milano, è cresciuta la familiarità con il mondo delle nuove tecnologie: il 71% ha sentito parlare almeno una volta di auto connessa o di smart car, in particolare fra gli uomini (75%) e i giovani sotto i 35 anni (75%).
Oltre un terzo dei consumatori può utilizzare a bordo della proprio auto almeno una delle funzionalità smart (36%), soprattutto gli assistenti vocali per chiamare, inviare messaggi e ottenere indicazioni stradali (18%), i dispositivi per la sicurezza attiva come la frenata automatica d'emergenza (13%) e i sistemi di informazione e intrattenimento come Car Play e Android Auto (13%).
Un mercato dal valore di 1,8 miliardi
Nell’anno della pandemia il mercato delle soluzioni per l’auto connessa ha raggiunto un valore pari a 1,8 miliardi di euro.
Un terzo del mercato è rappresentato dai sistemi Adas (Advanced Driver Assistance Systems) integrati nei nuovi modelli, come la frenata automatica d’emergenza o il mantenimento del veicolo in corsia.
La componente principale è costituita dalle soluzioni per la Connected Car che nel 2020 rallentano la loro corsa fermandosi a quota 1,18 miliardi di euro (con un calo del 2%), dopo essere cresciute a doppia cifra sia nel 2018 (31%) sia nel 2019 (14%).
Si tratta secondo l’Osservatorio di un andamento in linea però con quello registrato nei principali paesi occidentali e nel complessivo si può considerare positivo se confrontato con il crollo del mercato complessivo dell’auto che ha registrato un calo di 535mila veicoli venduti.
Il fenomeno infatti, è in progressiva crescita: è aumentata la diffusione dei veicoli connessi pari a 17,3 milioni a fine anno, corrispondenti al 45% del totale del parco circolante in Italia, contro i 16,7 milioni del 2019.
Le soluzioni per l’auto connessa più diffuse sono i box GPS/GPRS per la localizzazione e la registrazione dei parametri di guida con finalità assicurative (55% del mercato, in calo del 11%), ma a trainare il mercato sono soprattutto le auto nativamente connesse tramite SIM (18%, per un aumento del 48%) o con sistemi bluetooth a bordo veicolo (27%, per un incremento del 15%).
L’auto connessa taglia il costo dell’Rc auto
Il fermento del mercato e l’interesse per l’auto connessa secondo i ricercatori del Politecnico sono motivati dalla consapevolezza dei numerosi benefici che può offrire.
La maggiore sicurezza fornita dai sistemi di assistenza alla guida integrati nei nuovi modelli, come la frenata automatica d’emergenza o la verifica della presenza di veicoli nell’angolo cieco, costituisce per molti automobilisti un vantaggio da non trascurare.
Un’altra opportunità offerta dai sistemi ADAS è la possibilità di stipulare assicurazioni auto in cui il premio varia in base a quanti e quali di questi sistemi sono presenti nel veicolo.
L'Osservatorio stima che per un’auto dotata di sistemi ADAS con cilindrata compresa fra 1.300 e 1.800 cc e con un premio iniziale di 170-200 euro l'anno è possibile ridurre il rischio di incidenti del 15-20%, con conseguente sconto sul premio assicurativo pari a 25-40 euro all'anno.
Non stupisce pertanto il fatto che quasi otto italiani su dieci abbiano intenzione di acquistare un'auto connessa in futuro (79%).
Nonostante ad esempio i timori sulla privacy, la maggior parte degli utenti è disposta a condividere i dati della propria auto per attivare servizi aggiuntivi (57%).
A frenarli però dall’acquisto vero e proprio, almeno in questo momento, è l’impatto economico della pandemia che ha cambiato priorità e budget: per il 24% è diventata un’esigenza meno urgente, mentre solo per il 17% ora è più importante; il 28% ha meno budget a disposizione, mentre l’8% ne ha di più.
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