Tra i primati del 2020 anche quello per l’impennata di polizze fake
4 feb 2021 | 4 min di lettura
241 i siti irregolari segnalati dall'Ivass nel 2020
Durante i mesi del lockdown, e in quelli successivi, date le limitazioni agli spostamenti per effetto della gestione della pandemia, gli italiani hanno fatto ricorso all’ecommerce anche per acquistare servizi un tempo scelti presso punti vendita fisici.
Dato quindi il maggior tempo speso sul web, sono aumentate anche le probabilità di imbattersi in vere e proprie truffe: secondo l’Istituto di Vigilanza sulle compagnie assicurative (Ivass) non è un caso, infatti, che siano aumentate anche le vendite di polizze false.
Il fenomeno avrebbe registrato una vera e propria impennata: per il 2020 l ’Ivass ha segnalato 241 siti irregolari rispetto ai 168 del 2019 e ai 150 nel 2017-2018.
La truffa ha colpito, e continua ancora oggi a danneggiare, prevalentemente il settore delle polizze Rc auto data la loro diffusione in quanto obbligatorie. Spesso la caccia alla polizza più economica può spingere infatti gli automobilisti a sottovalutare alcuni rischi tanto più che ormai la tecnica consolidata da parte dei malintenzionati è quella di utilizzare loghi e immagini del tutto simili a quelli di compagnie più conosciute sul mercato.
Su questo tema, pertanto, periodicamente, l’Ivass lancia l’allarme perché acquistare una polizza contraffatta espone gli automobilisti a rischi elevati: in caso di incidente, infatti, il veicolo non è assicurato con tutte le conseguenze del caso in termini di risarcimenti e responsabilità.
Quando si scopre infatti di essere stati vittima di una truffa di questo tipo non è più possibile rivalersi contro il “colpevole”: in genere circa il 70% dei siti fake sparisce dal web nel giro di qualche giorno da quando l’Ivass ne dà informazione pubblica e all’autorità inquirenti.
I consigli dell’IVASS
Come riconoscere una polizza “fake”? A far scattare un campanello d’allarme in alcuni casi può essere una richiesta di pagamento insolita: una delle tecniche utilizzate da questi siti è quello di far pagare la polizza mediante accredito su una carta di credito ricaricabile e di chiedere che i contatti per la stipula avvengano solo attraverso messaggistica veloce.
In ogni caso, l’Ivass raccomanda di adottare alcune cautele nella valutazione di offerte assicurative via internet o telefono (anche via whatsapp), soprattutto se di durata temporanea.
In particolare, l’Istituto di Vigilanza consiglia ai consumatori di controllare, prima del pagamento del premio, che i preventivi e i contratti siano riferibili a imprese e intermediari regolarmente autorizzati e di consultare sul suo sito (www.ivass.it):
- gli elenchi delle imprese italiane ed estere ammesse ad operare in Italia (elenchi generali ed elenchi specifici per la r. c. auto, italiane ed estere);
- il Registro unico degli intermediari assicurativi (RUI) e l’Elenco degli intermediari dell’Unione Europea;
- l’elenco degli avvisi relativi ai Casi di contraffazione, Società non autorizzate e Siti internet non conformi alla disciplina sull'intermediazione.
In caso di dubbi, inoltre, è sempre possibile chiedere chiarimenti ed informazioni al contact center consumatori dell’Ivass.
Come “smascherare” una compagnia fantasma
I siti internet o i profili Facebook (o di altri social network) degli intermediari italiani che svolgono attività on-line devono sempre indicare: i dati identificativi; l’indirizzo della sede, il recapito telefonico, il numero di fax e l’indirizzo di posta elettronica certificata e il numero e la data di iscrizione al Registro unico degli intermediari assicurativi e riassicurativi nonché l’indicazione che l’intermediario è soggetto al controllo dell’IVASS.
I siti o i profili Facebook (o di altri social network) che non contengono queste informazioni non sono conformi alla disciplina in tema di intermediazione assicurativa ed espongono il consumatore al rischio di incorrere in una compagnia fantasma, e quindi di stipulare una polizza contraffatte.
Occorre essere molto cauti anche di fronte a brand “esotici”: molto spesso, per catturare l’attenzione, i malintenzionati utilizzano nomi molto simili a quelli adottati da compagnie straniere realmente esistenti.
Anche in questo caso è possibile utilizzare alcuni accorgimenti: l’Ivass ricorda che nel caso degli intermediari dello Spazio Economico Europeo (SEE) abilitatati ad operare in Italia il sito internet deve riportare, oltre ai dati identificativi, il numero di iscrizione nel registro dello Stato membro di origine, l’indirizzo di posta elettronica, l’indicazione dell’eventuale sede secondaria e la dichiarazione di abilitazione all’esercizio dell’attività in Italia con l’indicazione dell’Autorità di vigilanza dello Stato membro di origine.
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