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Usa, 36.000 morti sulle autostrade

10 apr 2019 | 3 min di lettura

Indice puntato sui limiti di velocità

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Prima è arrivata la casa costruttrice Volvo che ammette che “La velocità è pericolo” e decide di bloccare a 180 km/orari le sue vetture. Poi l'Etsc, il Consiglio europeo per la sicurezza stradale che ha dimostrato come, abbassando di un solo chilometro orario la velocità media sulle strade Ue, si eviterebbero ben 2.100 vittime l'anno. Adesso ecco pronta una nuova tegola su chi, come l'Italia, punta ad alzare i limiti di velocità sulle autostrade (portandoli a 150 km/orari).

Oltre 36 mila morti in più sulle highway Usa dal 1993. L'amara verità arriva dagli Stati Uniti. Dal 1993, anno in cui i limiti Usa sono stati innalzati, fino al 2017 ci sono stati, sulle highway americane, ben 36 mila morti in più. È il risultato di uno studio che arriva dall'Iihs, l'istituto assicurativo per la sicurezza stradale, organizzazione non profit finanziata dalle compagnie di assicurazione auto: fondata nel 1959 ha sede ad Arlington, in Virginia. L'Iihs è interessato alla disputa proprio in virtù di fattori come le troppe vite umane in pericolo e le tariffe come l'rc auto, entrambe suscettibili di revisione al ribasso se solo le regole fossero diverse.

Colpa dell'aumento dei limiti, introdotto nel 1993. L'Iihs non ha dubbi: nella sua approfondita ricerca prende volontariamente in esame un periodo così lungo di tempo, dal 1993 al 2017, considerando centinaia di migliaia di tratti di autostrade, incrociando le statistiche delle vittime, sia prima che dopo l'innalzamento dei limiti. Perché proprio quel lasso temporale, 1993-2017? Perché in molti stati degli Usa, in quel periodo di tempo, i limiti di velocità sono passati dalle 65 miglia/orarie, pari a 104 km/orari, fino a 80 o anche 85 miglia all'ora, pari a 128-136 Km/orari.

Quasi 2.000 morti nel solo 2017. Dopo aver contabilizzato altri fattori che contribuiscono comunque a comporre il tasso di mortalità, l'Iihs ha rilevato una cosa incontrovertibile: se i limiti di velocità non fossero stati alzati rispetto a quelli del 1993, si sarebbero avuti 36.760 morti in meno per incidenti stradali. In un solo anno, ossia nel 2017, se i limiti di velocità fossero stati inferiori, si sarebbero potute salvare ben 1.934 persone. Lavorando sulle statistiche, l'Iihs ha scoperto che ogni aumento di 5 km/orari dei limiti di velocità ha fatto crescere dell'8,5% il numero degli incidenti mortali sulle autostrade e del 2,8% quello degli incidenti mortali sulle altre strade.

Più di 5.000 vittime in meno abbassando i limiti. Sempre l'Iihs osserva che il Consiglio nazionale delle ricerche americano ha scoperto che, al contrario, nel 1974 abbassando i limiti di velocità nazionale (dalle 60-70 miglia orarie a 55 miglia orarie) sono state risparmiate un numero di vite umane compreso fra 3.000 e 5.000.

Non solo: quando agli Stati Uniti, nel 1987, è stato concesso di innalzare i limiti fino alle 65 miglia orarie, la Nhtsa, la National highway traffic safety administration, l'agenzia governativa statunitense che fa parte del dipartimento dei Trasporti, ha scoperto che ci sono stati 2.000 morti in più in soli tre anni, dal 1987 al 1990.

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