Usa: 9 clienti su 10 disposti a condividere dati per abbassare il premio
1 giu 2020 | 2 min di lettura
A favore sono soprattutto i giovani
Le app di tracciamento in ottica anti-contagio hanno rilanciato un dibattito su un tema che è sulla scena ormai da diversi anni: il rapporto tra dati e privacy (non necessariamente in contrapposizione). Le assicurazioni sono uno dei settori in cui la gestione delle informazioni ha e potrebbe avere ricadute significative. Alcune compagnie, ad esempio, già adesso permettono di alleggerire i premi se i clienti utilizzano dispositivi indossabili e connessi. Il motivo è semplice: se monitoro parametri che vanno oltre i dati anagrafici (ad esempio quanto movimento fai, quanto tempo riposi) posso avere un quadro più chiaro del tuo stato di salute. Uno sportivo tende a essere meno esposto ad alcuni rischi e, di conseguenza, le sue abitudini possono impattare su alcuni tipi di assicurazione (come quelle sulla vita). Le polizze potrebbero essere quindi più leggere se c'è la probabilità che siano di maggiore durata. L'idea sembra piacere al pubblico (almeno a quello americano). Secondo un sondaggio di Dxc Technology, l'87% degli intervistati non avrebbe problemi a condividere informazioni personali e sullo stile di vita per ridurre i premi e il 66% è disposto a utilizzare tecnologie dedicate se questo significa pagare meno o avere un servizio migliore.
Essere disposti a condividere informazioni personali non vuol dire essere disposti a condividere qualsiasi informazione personale. C'è una forte disponibilità a trasferire dati che riguardano la propria storia al volante, ma anche riguardo al proprio passato giudiziario. Alta (attorno al 50%) è la quota di chi vorrebbe condividere con le compagnie assicurative i dati ricavati dalla propria vettura, quelli in possesso del datore di lavoro o del proprio medico. Le percentuali si abbassano ma restano significative tra coloro che permetterebbero di accedere ai dispositivi indossabili (4 su 10) e a quelli connessi della propria abitazione. Uno su tre rivelerebbe informazioni sullo shopping, sulla propria navigazione online o sui profili social.
I risultati del sondaggio non sono da sottovalutare, non solo per la loro entità ma anche per un altro motivo: le percentuali si alzano tra gli utenti più giovani, cioè tra coloro che saranno clienti assicurativi per più tempo o lo diventeranno in futuro. La condivisione è però motivata da un chiaro effetto convenienza: la disponibilità, infatti, cala in modo significativo quando non è mossa dal risparmio o dal miglioramento del servizio; meno di un intervistato su tre condividerebbe i dati personali per scopi di marketing.
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