Veicoli elettrici: fanno bene o no al pianeta?
6 set 2022 | 4 min di lettura
Azioni contrastanti da parte delle Regioni
Dal 2035 scatterà il divieto di vendita delle auto con motore termico voluto dall’Europa. Da qui ad allora la strada verso una mobilità a basso impatto è ancora lunga e per diversi motivi. Oltre ai vari incentivi approvati, a più riprese, dal Ministro dello Sviluppo Economico, la necessità di rinnovare il parco auto in circolazione nelle grandi città, sta spingendo anche i Comuni e le Regioni a mettere ulteriori risorse a disposizione.
Ma “il fronte” a sostegno del passaggio ai veicoli elettrici è lungi dall’essere essere compatto: se da una parte vi sono amministrazioni locali che hanno imboccato in maniera decisa la strada degli incentivi, dall’altro ve ne sono di scettiche nei confronti delle reali potenzialità dell’elettrico. Come nel caso del Comune di Milano da un lato e dell’Agenzia Regionale per la protezione dell’ambiente della Toscana dall’altro.
A Milano bando per incentivi sulla base dell’Isee
A Milano un bando del Comune permette di presentare la "domanda di contributo per l’acquisto di un veicolo a basso impatto ambientale a fronte della rottamazione di un mezzo inquinante". Il totale dei fondi messi a disposizione da palazzo Marino è di 3 milioni di euro.
L’obiettivo è quello di svecchiare il parco auto e diminuire l'inquinamento sostenendo in misura proporzionalmente maggiore le spese dei cittadini con redditi più bassi, per i quali i costi di manutenzione, del carburante e della polizza Rc auto rappresentano già una spesa importante.
Per ottenere l’agevolazione il veicolo acquistato deve essere ad alimentazione elettrica, ibrida o a benzina e il prezzo non deve superare i 45mila euro. "Sono ammesse al contributo le domande per un acquisto sostenuto tra il 1° gennaio 2022 e il 31 dicembre 2022 e fino ad esaurimento dei fondi", hanno chiarito dall'amministrazione.
“L'importo del contributo sarà maggiorato del 30% per coloro che hanno un reddito fino a 12mila euro di Isee, del 25% per reddito Isee tra i 12mila e i 15mila euro, del 20% per la fascia tra i 15mila e i 20mila euro Isee".
"Per l’acquisto di un autoveicolo di categoria M1 nuovo, con emissioni di Co2 da zero a 20 g/km, auto elettrica, il comune mette a disposizione un contributo a fondo perduto fino a 9.600 euro per i redditi superiori a 20mila euro Isee, che arriva fino a 12.480 euro per coloro che hanno un reddito Isee sotto i 12mila euro. Per le auto con emissioni di CO2 tra i 21 e i 60 g/Km, alcune ibride o plug in, il contributo oscilla tra i 6.240 euro e i 4.800, mentre per quelle fino a 135 emissioni di C02, le ibride, tra i 4.680 e i 3.600 euro".
Il bando è aperto anche per "l'acquisto di un motoveicolo o ciclomotore nuovo ad alimentazione elettrica" con "contributi a fondo perduto pari al 60% del costo totale, fino a un massimo di 3mila euro".
I veicoli ammessi alla rottamazione sono benzina fino ad Euro 4 incluso diesel fino ad Euro 5 incluso, motoveicoli o ciclomotori con alimentazione benzina a due tempi fino ad Euro 3 incluso, gasolio a due tempi fino ad Euro 3 incluso, benzina a quattro tempi fino ad Euro 2 incluso.
Toscana scettica sui benefici del passaggio all’elettrico
La Regione Toscana, come riporta Quattroruote, è entrata invece a gamba tesa nel dibattito sulla transizione ecologica e sulla mobilità elettrica attraverso l’Arpat, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale.
In un testo pubblicato sul suo sito, dopo aver dato conto del divieto di vendita delle auto con motore termico voluto dall’Europa per il 2035, l'ente della regione evidenzia come la decisione non tenga conto del fatto che "nelle fasi produttive dei veicoli elettrici l’energia necessaria proviene ancora per la maggiore da fonti non rinnovabili, mantenendo ancora alte le emissioni di anidride carbonica" e sottolinea che Bruxelles ha approvato "una norma che avrà enormi conseguenze sugli assetti sociali ed occupazionali dei distretti produttivi", con "conseguenze che avranno risvolti sia sulle scelte energetiche dei Paesi che sugli assetti geopolitici e strategici per accaparrarsi il controllo delle aree geografiche da cui provengono le materie prime necessarie". Dall’imposizione delle Bev, dunque, l’Arpat desume che "senza un obbligo perentorio, la loro affermazione non avrebbe avuto seguito".
L’affermazione più netta, tuttavia, è relativa al fatto che per l’Arpat toscana "il passaggio all’elettrico non implicherà sostanziali miglioramenti ambientali", come la stessa Agenzia aveva già detto a febbraio scorso sottolineando come, nel calcolo delle emissioni di un veicolo, si dovesse tener conto del suo intero ciclo di vita, e non solo di quelle relative allo scarico, con particolarmente riferimento all’energia utilizzata per la sua produzione e per il riciclo delle batterie, in percentuale solo ridotta proveniente da fonti rinnovabili.
“La scelta del Parlamento europeo si basa, dunque, su una speranza di cambiamento suggestiva ma non fa i conti con la realtà”, sottolinea l’Arpat. “Riuscirà sicuramente a ripulire l’aria delle nostre città, ma è sproporzionata rispetto a ciò che fa il resto del mondo, al diritto alla mobilità della gente e, infine, ai limiti tecnologici intrinseci: la densità energetica di un chilo di gasolio non sarà mai raggiunta da una batteria. Percorrenze limitate ed i tempi di ricarica oltre allo stile di guida, mettono dunque in discussione i potenziali volumi di espansione dei veicoli elettrici”.
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